Il potere (in)finito delle coperte

Questo è un discorso un pò così, non molto equilibrato, poco lineare e sicuramente sconsiderato. Prestatevi al gioco se vi trovate a leggere queste righe o volgete altrove il vostro sguardo perchè non troverete niente di vero o razionale nelle prossime parole. Troverete pensieri sconnessi partoriti da una mente che fatica a spegnersi e che anzi non ne vuole sapere. Troverete punti di vista opinabili, censurabili ed infantili. Non troverete razionalità. Nemmeno un pò. Non sarebbe divertente e nemmeno affascinante. Lasciatela per terra un attimo, la riprendete tra cinque minuti.
Da che mondo è mondo una delle stanze della casa che più di tutte cela misteri e minacce di ogni genere è la nostra camera da letto, o stanzetta. Probabilmente perchè il momento più buio e silenzioso della giornata va in scena proprio lì, quando si è da soli con i nostri pensieri e con i nostri sogni. O quando, per lo meno, si crede di esserlo. Ognuno di noi ha i suoi mostri. Ognuno di noi ha i suoi fantasmi. Ed ognuno di noi ha le sue paure. Più o meno razionali, più o meno “teatrali”, ma ce le abbiamo tutti. La mano che ci afferra i piedi un attimo prima di metterci a letto o, ancora di più, quando li mettiamo a terra alle 3 in punto per fare pipì (maledetta pipì) o la sfocata figura che ci fissa dal fondo del corridoio o la cosa che esce dall’armadio. Siamo piuttosto fantasiosi in questo, riusciamo ad avere paure piuttosto varie, siamo creativi. Ma per fortuna abbiamo un’arma invincibile da opporre. Abbiamo un’arma che ci difende a spada tratta da tutte le creature dell’inferno, da tutti i figli del male che anche questa notte, da bravi mostri, cercheranno onestamente di guadagnarsi il loro pane quotidiano (pardon, notturno) per continuare a tirare a campare in questo grosso periodo di crisi multidimensionale. Nessuna pistola, nessun amuleto, nessun acchiappafantasmi. Ci basta molto meno per dissolvere le paure, farle scomparire e dare una mano al sole a trovare la via del cielo scacciando via il buio. Abbiamo le coperte. Le coperte, i piumoni, i piumini, i pleid, qualsiasi cosa sia in grado di coprirci dalla testa ai piedi diventa istantaneamente la nostra lancia del destino, il nostro tridente infuocato che eroicamente scaccia tutte le creature di Lucifero e ci ripara dalla dannazione e dal tormento eterno. Con le coperte siamo invincibili, siamo immortali, siamo quasi divini. La porta d’improvviso si apre lentamente? Via, sotto le coperte! Lì, con calma (e al sicuro), troveremo una spiegazione razionale, ricorderemo che la finestra è aperta e che la porta era soltanto socchiusa e potremo (timidamente perchè non si sa mai) tirare fuori piano piano la nostra testolina dalla stoffa. Lo scaffale scricchiola? Sotto le coperte. La molla del letto salta? Sotto le coperte. Il vicino fa cadere un bicchiere? Come? Bravi, sotto le coperte. Il mondo è in armonia, per un male c’è un bene che lo sconfigge e va bene così.
Però…
C’è un però, almeno per me…
E’ sempre stato, in verità, un mio personale dubbio, una sorta di “clausola a piè di pagina”  nel millenario contratto sugli equilibri notturni tra le forze del bene e le forze del male, una di quelle piccole note che nessuno legge mai ma che possono cambiare radicalmente le prospettive a cui vai incontro. Lo avevo sempre pensato ma l’assoluta e totale ed universale e globale tendenza da parte di tutto il mondo ad ignorare questa “sottilissima” e “remotissima” possibilità mi ha sempre tranquillizzato. “Ma no, ma quando mai” o qualcosa del genere. Poi però arriva un film, arriva “Two Sisters” ed arriva una scena, come un fulmine a ciel sereno e, soprattutto, ad un’età in cui pensavo di essere ormai immune a tali e simili minacce. Sciocchezze, non lo ero. Arriva una scena in cui la bimba in questione (mi perdonerete se non ricordo il nome, è già tanto distinguerle le protagoniste di ‘sti film coreani, ricordarsi anche i nomi sarebbe pura stregoneria) ricorre al nostro caro vecchio rimedio per difendersi da una minacciosa figura spettrale che fa il suo ingresso nella sua camera. Via, sotto le coperte ed il cattivo è sconfitto. Come sempre e come è normale, oltre che giusto. Le coperte fanno ancora da salvagente ed avanti il prossimo. Sì?
No…
Colpo di scena…
Tutti sull’attenti. C’è il colpo di scena, perchè stavolta, dopo secoli e secoli e millenni di vittorie incontrastate, quasi schiaccianti, talvolta umilianti delle nostre eroiche coperte… Stavolta succede l’impossibile. Le coperte non bastano. Non vincono più. Perchè la bimba assiste, inerme e terrorizzata, allo sfilamento delle stesse da parte della creatura che in barba a tutti i contratti, a tutti gli accordi ed a tutti i patti è uscita fuori dalle righe e si è ribellata. E’ venuta fuori dal libro, fuori dallo schermo. E’ reale e non è più soltanto una figura spaventosa. Adesso è una minaccia reale. Perchè non ce lo aspettavamo. Pensavamo che le coperte non avrebbero mai perso, come il Barcellona, ed invece adesso non bastano più. E’ terribile. Non siamo preparati a questa eventualità. Lo siamo? NO. Assolutamente. Il resto è interpretabile, lo possiamo razionalizzare per fuggire alla terrificante realtà. Quando la mano sotto il letto, nel tragitto dal pavimento al nostro polpaccio sfiora il comodino possiamo sempre pensare che si sia trattato di un “normale cambio di temperatura che fa scricchiolare il legno”. Se la cosa che ci fissa in fondo al corridoio decide finalmente di iniziare a percorrerlo quel lungo e buio tunnel per venirci finalmente a prendere e nella foga dell’emozione per il concretizzarsi di un momento tanto atteso sfiora un quadro facendolo cadere, possiamo sempre incolpare il vecchio chiodo che prima o poi doveva cedere. Ma se ci sfilano le coperte, cosa vogliamo inventarci? Ci hanno sfilato le coperte belli miei, siamo di fronte all’evidenza. Ci sono i fantasmi. Ammettiamo di non essere da soli e giochiamocela. Noi contro di loro. Loro hanno dalla loro il fattore sorpresa è vero, ma dobbiamo almeno provarci. Afferriamo le croci, i santi, tutto quello che abbiamo e combattiamo, ormai siamo alla frutta. Ci hanno truffati, non hanno rispettato il contratto. Si gioca sporco. Adattiamoci o per(d)iamo. Non c’è altra scelta. Le coperte non vi servono più amici miei, o meglio vi possono servire, ma vi espongono. Vi espongono alla possibilità di essere messi di fronte alla DEFINITIVA ed INCONFUTABILE prova che i fantasmi, i mostri, quello che volete voi, esistono davvero. Coprirvi con le coperte a difesa della vostra vita offre ai vostri incubi la possibiltà di tirarvele via e di presentarsi, finalmente e definitivamente, alla vostra onorabilissima e rispettabilissima persona. Se volete correre questo rischio accomodatevi, ma da un momento all’altro, in QUALUNQUE momento di una QUALUNQUE notte le sicurezze di tutta una vita possono venirvi meno in un secondo ed allora probabilmente impazzirete dal terrore e dallo sgomento.
Io ci ho pensato un paio di notti, a dir la verità. Ho ufficialmente cercato soluzioni alternative ed anzi vorrei cogliere l’occasione per ringraziare a titolo ufficiale i miei personali incubi per non avere minato le mie sicurezze durante queste notti insonni. Li ringrazio, in altre parole, di non avermi ancora sfilato le coperte. Lo apprezzo davvero tanto. Ho cercato, dicevo, soluzioni alternative per fare si che la partita torni a vederci favoriti e pensavo di esserci riuscito. Pensavo di avere ristabilito le gerarchie e che il bene avesse di nuovo trionfato sul male. Ma mi sbagliavo, eccome se mi sbagliavo. Volevo sconfiggere il male ma potrei, invece, avergli addirittura consegnato le chiavi per entrare non solo nella nostra testa ma nel nostro cuore, nella nostra stessa anima. Mi sono fatto autogol.
Che cosa ho pensato? Ok, il problema è che i suoni, gli scricchiolii, i rumori possono essere interpretati ma le coperte che ci vengono sfilate no, giusto? Vuol dire che se sentiamo dei passi nel corridoio o una mano che si muove sotto il letto possiamo sempre “far finta di niente” e dare la colpa a cose razionali ma se, chiaramente, qualcuno ci sfila le coperte e ce le porta via non possiamo più nasconderci dietro ad un dito, giusto? Giusto. Ed allora detto fatto. Teniamoci stretti le coperte. Mettiamo una mano sopra la spalla e teniamo stretti stretti l’estremità in modo che l’effetto sorpresa torni dalla nostra parte e il malvagio spiritello si trovi dall’altra parte del piumone una preda che proprio non vuole mollare. Mi vuoi? Allora devi combattere bello mio, forse più brutto mio. Ecco fatto, tutto risolto in un minuto. Siamo di nuovo i padroni del mondo, le coperte sono tornate invincibili e ci proteggono dal male che il mondo cattivo vuole farci. Siamo al sicuro…
Siamo tranquilli…
Siamo salvi…
uhmmm…
…prego?
…siamo che?
…siamo salvi, sicuri, AL SICURO?
…ma mi rendo conto o no di quello che ho pensato?
…mi rendo conto di quello che, inconsciamente ma proprio per questo, ahimè, ineccepibilmente, ammesso?
Devo tenermi stretta la coperta? STRETTA LA COPERTA? E perchè? PERCHE’ UN MOSTRO ME LA VUOLE SFILARE?
Ma, buon Dio, ma mi rendo conto che così facendo AMMETTO SENZA LIMITAZIONI L’ESISTENZA DI QUALCOSA NELLA MIA STANZA, O NO?
Fermi tutti, un momento, torniamo seri. Time Out! Accendete le luci, tornate razionali, tornate grandi. Tutto l’intervento parte dal presupposto che NON E’ VERO NIENTE, ricordate la primissima parte? Quella menata sul “a tutti voi che leggete, lasciate da parte la razionalità” e tutte quelle cagate? Ecco, come cavolo siamo finiti al punto da dire “tenetevi strette le coperte”? Strette le coperte? E PERCHE’? A casa mia non entra nessuno se non lo dico io e io non ho proprio mai fatto accomodare nessun babau, braccio peloso, vedova dell’ottocento o bambino suicida per non parlare di fantasmi in catene che strisciano in preda a tormenti millenari. NON ESISTE che io mi tengo strette le coperte, così facendo mi dico “Salvo, tieniti pronto perchè può arrivare qualcosa che te le toglie”. No, ma proprio no guarda. E poi scusa, a quel punto, se davvero arriva qualcosa e mi vuole togliere le coperte, che caspita cambia se oppongo resistenza o no? PRONTO?? SVEGLIA?? Hai un demonio accanto al tuo cuscino. Ti sta tirando le coperte Einstein, che cosa gli impedisce di tirarti giù dal letto o di ficcarti un artiglio nel petto? No, lui si tiene la coperta, hai capito lui? Genio, si tiene la coperta ed il demonio che ha chiesto due ore di permesso al capo ufficio (e capirete da soli che l’inferno non è luogo nel quale i capi ufficio concedano favori facilmente), ed ha fatto seicentosessantasei piani a piedi per venirti a prendere se ne torna giù a mani vuote borbottando “maledetta coperta”, anzi no “maledetta MANO che teneva la coperta! Me l’ha fatta ancora!”. Ma dico io, ma ce ne vuole per pensare ad una vaccata così. Lungi da me. Non me la afferro la coperta con la mano, NOSSIGNORE, perchè tanto NON C’E’ NIENTE CHE ME LA VUOLE TIRARE VIA. Ecco. Io la lascio così. E rischio. Rischio che arrivi qualcosa, che entri qualcosa. Ma se non ammetto inconsciamente che esiste davvero, quantomeno, mi lascio una possibilità. Quando il suo artiglio sarà sopra di me e sarà pronto a tagliarmi di netto la gola potrò sempre pensare che è proprio ora di cambiarlo quell’armadio perchè non ha mai scricchiolato tanto come questa notte.
Sì, sì.
E’ proprio ora di cambiarlo.
Zack!

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