Ci sono persone che la Domenica se ne vanno a Mondello.
Ci sono persone che la Domenica se ne vanno in Egitto.
In mezzo ci siamo noi.
Ieri siamo arrivati all’altra punta della Sicilia rendendo per qualche ora il compito di Colapesce ancora più arduo perchè aveva quattro persone in più da reggere. Contro tutto, contro tutti e pure contro vento ieri abbiamo letteralmente attraversato la Sicilia approdando in ordine presso:
– catania (scritto appositamente minuscolo)
– Taormina
– Giardini Naxos (che poi si chiamano solo Giardini credo)
– Messina
Alle 6.45 mi passa a prendere Manu e appena giù gli chiedo "mi ricordi cosa ci faccio sveglio alle 7 di Domenica mattina, che non mi ricordo?". Manu non mi sa aiutare e allora andiamo verso casa di Mirko. Vi risparmio i minkiati e balzo subito all’inizio del viaggio. La Palermo – Catania fa da cornice alla prima scorrazzata in macchina con sottofondo ufficiale di
– 883 (Nord Sus Ovest Est – Tutto il CD)
– Bersani (Chiedimi se sono felice soundtrack e "Chicco e Spillo")
– Alamia e Sperandeo ("La bicicletta" e spezzoni di "La partita" e "Nella veccia farmacia").
La prima tappa della giornata, come detto, è quel pezzo di terra avanzato a Bellolampo che i selvaggi e gli indigeni hanno ribattezzato catania. Intanto in Corso Vittorio (credo uno dei viali principali) Manu da un lato, e io dall’altro gridiamo "’ZZA PALIAIMMU!" a tutte le forme di vita prive di massa celebrale che incontriamo. Poi ci fermiamo perchè Marco vuole vedere il duomo, e allora approdiamo appunto in Piazza Duomo. Proprio davanti alla costruzione (caruccia) c’e’ il simbolo di Catania (o almeno il secondo simbolo), l’elefantino, praticamente infilzato da una colonna che gli attraversa lo stomaco per poi ereggersi sulla schiena. Io dico a Manu che secondo me quella colonna sarebbe stata molto meglio nel culo dell’animale, e Manu mi fa considerare l’ipotesi che in principio in effetti la colonna fosse davvero lì (visto che l’architetto era palermitano e che tutti i palazzi e le costruzioni catanesi sono fatte da palermitani perchè i catanesi sono deficenti e non le sanno fare), ma poi i catanesi non appena il palermitano girò le spalle, ne cambiarono la posizione. Dopo avere visto una fontana nel quale le colombe sguazzavano felicemente, e dopo avere visto un viale con la ridicola scritta in rossoazzurro "Siamo Inferociti" (presumibilmente per i seicento gol presi negli ultimi derby), visitiamo un pezzo di via Etnea e poi torniamo alla macchina. Prima di andare via, però, riusciamo a fotografare il vero simbolo
della città: una colonna con sotto quattro decorazioni di marmo tipo fiori, e alla punta della colonna una bandiera rosso-azzurra. Destino ha voluto che dal nostro punto di vista l’immagine fosse
semplicemente fantastica. Una minchia, con sotto due coglioni e con alla punta la bandiera del catania.
Stupendo. Che città della minchia nel senso della parola…
Usciamo da catania continuando a gridare "’ZZA PALIAIMMU!", e ci incamminiamo verso Taormina. Durante la
strada, non ricordo come mai, Manu mi chiede di scrivergli sul palmo delle mani "AIU – TO", in pure stile "Così è la vita". Io glielo scrivo e siamo tutti contenti, ma poi Manu si guarda i palmi, incrocia le mani e mi fa:"Ahhh….". E ti pareva. Lo avevamo scritto al contrario. Manu si sgracca a ripetizione nelle mani (te lo faccio andare via io, questa meglio dell’ammoniaca è…), e io riprovo a scrivere, ma con le mani insivate è una vera impresa… Alla fine ce la facciamo e Manu può mostrare l’opera a una serie di passanti (del tipo che su mille se ne sono girati due). Arriviamo a Taormina e cerchiamo di capire dove minchia sono Antonio e Ivana (che più tardi ci manderanno un messaggio dicendoci che tornano a casa…), e intanto ci avviamo verso l’acchianata della montagna. Arriviamo su e le stradine che ci sono sono veramente carinissime, le tedesche pure di più (anche se c’era sovrabbondanza di quindicenni o più piccole). Arriviamo in una piazzetta dove c’e’ una piccola fontana e allora ssì vivi a ripetiziuani combinando una casino che nemmeno Alenadro Baldi quando si fa la doccia (o si va curca…). Dopo una ventina di minuti a girare ci avviamo verso l’anfiteatro greco, dove ci prendiamo a distanza di mesi la nostra rivincita su Ivana (quando diceva "sempre che fate casino, siete dei bambini"). Arrivati
all’ingresso ci accorgiamo che si paga 3 euro, e subito Mirko, Manu e Marco (conservatorio) cercano di
fare valere il loro titolo di studenti universitari e non pagare il biglietto. A parte il fatto che Mirko e Manu gli presentano il tesserino mensa che non vale un cazzo, e che Marco nemmeno ha quello e la ragazza al botteghino gli fa "non lo so se posso… Come ti chiami…?", restava il fatto che io non sono universitario, quindi mi spettava pagare. "Scummissa ca è paari sulu io? Io ve lo dico, se pago solo io vi aspetto fuori ah…?", cerco di oppormi allora. In mezzo al casino viene fuori che anch’io sono studente universitario, facoltà "Conad", corso di studi "Salumeria". Alla fine la ragazza al botteghino ci fa: "Vabbè, vai. Mi state simpatici. Entrate.". Troppo esaaaaaaaaaaatto soreeeeeeeeeeeeeella…
E fu così che a forza di fare casino scrocchiamo il biglietto. Hsze.
Dopo avere visto un pò il teatro usciamo (non abbiamo potuto ringraziare l’accollativa soreeeeeeeella visto che stava troppo parlaaaaaaaaaaaando al teleeeeeeeeeeeeeeefono), e scendiamo verso il mare. Mirko e Marco si prendono una brioche e quando finiscono si scinni verso i Giardini Naxos. A parte sei ore per trovare il posteggio, fino a scoprire che per due ore ancora le zone blu non valevano. Allora posteggiamo dove possiamo, e ci avviamo verso the beach. Qui dovevamo decidere dove andare, visto che c’erano parecchie semi-spiagge da scegliere. Ne scegliamo una. Io e Manu entriamo in acqua. Verde. Camminiamo. Verde. Camminiamo ancora. Verde. Ancora. Verde. Ancora. Verde. Ancora. Un pò meno verde ma sempre verde. Alla fine schifiati usciamo e ci spostiamo nella spiaggia accanto, dove invece l’acqua era troppu i lussu viaru. Restiamo fino alle quattro meno qualcosa, e poi ci andiamo a prendere una brioche troppo, ma troppo, ma troppo buona. Limone e Mandarino. Niè. Favolosa. Siccome c’erano in giro gli ausiliari del traffico che prendevano multe a cuegghiè, Mirko a che c’era a che non c’era più, e mentre cuegghiè chiedeva all’ausiliare perchè tutte le multe le avevano fatte a lui, noi ce la scappottiamo in direzione Messina. Il primo pezzo di Messina (dopo circa un’oretta o meno di autostrada) è il San Filippo, che vediamo da lontano, e che mi sembrava francamente più grande. La cosa che subito ci salta all’occhio di Messina, è che i semafori sono fatti a minchia di cane, intanto perchè non c’e’ la palla rossa, verde o gialla, ma usano i semafori con le frecce. Poi alcuni sono con le scritte "ALT" o "AVANTI". Altri sono spenti. Ma minimo comune multiplo, comunque, il fatto che non si rispettano (questo manco a catania), visto che ognuno si faceva allegramente i cazzi suoi vedendo il colore che gli faceva più comodo. A Messina abbiamo visto la cattedrale, con tanto di campanile (veramente bello, e bravi i missinisi), e la via bella quella con le palme anche se solo un pezzo perchè poi in pratica non c’era nessuno e cioè va, inkia cioè, paranoia.Dopo avere comprato una buttigghia r’acqua ca stava cripannu r’a’ siti, tutti in macchina per tornare nella nostra cara Palemmo. Prima di giungere in autostrada, però, anche qui io e Manu abbanniamo ripetutamente dai finestrini "’ZZA PALIAIMMU", e quando Mirko ci dice "Ma tanto manco vi capiscono forse…", noi ci correggiamo in "FORZA PALIAIMMU! L’ANNO PROSSIMO MAKINWA VI FA U CULU TANTU! ORA PIGGHIA E C’E’ ZAMPAGNA!". Arrivato a un certo punto Mirko (che si vedeva Lotti… Spa – ghe – ttoooooooo) arrivato ai semafori rossi (che poi tutti rossi li abbiamo incocciati) chiudeva i finestrini
picchì s’a’ cacava ca nni scannavanu. Poco prima di entrare in autostrada diamo un’occhiata alla situazione "AIU – TO" nei palmi di Manu di mano (cioè di mano di Manu). In pratica non si vedeva un cazzo, e siccome di scrivere nel suo palmo non c’era verso, scriviamo nel mio. Gli do la mano destra, lui scrive "TO", facciamo una prova. E ti pareva. Abbiamo sbagliato di nuovo. Me lo cancello e mi scrivo "AIU" nella destra e "TO" nella sinistra. Come Manu lo esibisco a cento mila macchine, e come Manu ricevo le attenzioni di solo tre o quattro passanti (a quella del casello gli ho pure bussato al finestrino ma non mi ha visto, sta pulla…). Durante il viaggio abbiamo, inoltre, elaborato tutte le possibili declinazioni del verbo latino AIUTO scritto su due coppie di mani (in pratica tutte le combinazioni).
– AIU, AIU, TO, TO.
– TO, TO, AIU, AIU.
– AIU, TO, TO, AIU.
– TO, AIU, AIU, TO.
– AIU, TO, AIU, TO.
– TO, AIU, TO, AIU.
Durante il resto del percorso Jovanotti, la pioggia, il bordello al casello, lo zoppo che zoppichia ma che guida in autostrada, quelli che si sono accorti della scritta "AIU – TO", i poliziotti in corsia d’emergenza, la galleria senza balconcino, Cammarata che da consigli ai messinesi sulle insegne da mettere per strada, le prevendite per le gallerie, il santuario, la casa che non può stare sotto la montagna, il nome del cameriere di Shining, le foto in macchina, la speranza che la custiodia delle cassette fosse sotto l’altro sedile, "Ooohhhh, arruspigghiati!", i sacchi in mezzo alla strada, il riflesso del sole sul mare no su tutto ma solo su un pezzo, Buonfornello, l’Enel che sembra "Incontri Ravvicinati del terzo tipo", e qualche cosa che non mi viene in mente ci tengono compagnia fino all’arrivo finalmente a Palermo dove finalemente possiamo comportarci da persone normali. Tutti al Touring a mangiare l’arancina (che è aumentata e ora è 1,30 €), e poi tutti a casa ca stavamu scuppannu ‘ntiarra. Una giornata con le pampine, con alcune cose che resteranno segnate nel corso del tempo e che possiamo ricordare prima di chiudere:
– Quello con le mani alzate che faceva la foto.
– La bigliettaia accollativa dell’anfiteatro.
– I taorminesi che mangiano souvenir.
– Il gelato troppo buono.
– Quella che si prendeva il sole accanto ai bagnini ai giardini Naxos.
– La dimostrazione di quanto gli occhiali da sole possano ingannare.
– Il colpo di Nak con le pietruzze.
– Aleandro Baldi e sua moglie che se lo è sposato picchì è un pisciu.
– Marco che scappa sempre dal controllo dei genitori.
– ‘ZZA PALIAIMMU.
– La comodità di avere Ivana incinta se ci fermano gli sbirri.
Sicuro di dimenticare qualcosa vi ricu
Ciè…
PS: Prima di trovare Robert Langdon guardatevi le foto che le ho emsse ora ora…