Archivio per luglio, 2008

SUUUUUUUUUUUUUUUUUUCAAAAAAAAAAAA

Posted in Senza categoria on 12 luglio 2008 by campa100anni

 

Nadal re di Wimbledon.

Posted in Senza categoria on 7 luglio 2008 by campa100anni
L’anno scorso dopo il dritto lungolinea di Federer sul 3-2 al quinto set che consegnava allo svizzero il break probabilmente decisivo per la partita mi sono detto: “Nadal ha perso l’occasione più grande di sempre. Non credo ce ne saranno altre”. Ieri mi sono dovuto ricredere.
Perchè ho assistito alla partita più bella, emozionante e spettacolare che abbia mai visto. Nemmeno la finale di Roma vinta al quinto da Nadal dopo aver annullato due match point regge il confronto. Ieri è stata una cosa senza spiegazione. E’ stata semplicemente una partita fuori dalla logica, giocata in un qualche spazio temporale non meglio identificato, vissuta da tutti nella più totale trance agonistica senza che nessuno riuscisse a capire cosa stava realmente accadendo, dove si trovasse e cosa stesse guardando. Una partita di calcio non ti rimane così dentro. Solo una partita di tennis può durare 4 ore e 50 minuti e tenerti teso come un filo di nylon per 7 ore e mezzo. A tutti quelli che mi dicono “il tennis ma comu un ti siddia, ma pi cortesia” non dico nulla perchè loro una cosa così non la potranno mai capire.
La terza finale di Wimbledon consecutiva tra Federer e Nadal si presenta come un appuntamento con la storia comunque vada. Federer ha vinto le ultime 5 edizioni, vincerne sei consecutive sarebbe un record, significherebbe staccare Borg ed avvicinarsi ai 14 slam di Sampras. Nadal non ha mai vinto sui verdi prati dell’All England Club. Ci è andato sempre più vicino strappando un set due anni prima, due quello dopo ma inchinandosi sempre al re dell’erba. Nessuno dai tempi di Borg è mai riuscito a vincere consecutivamente Roland Garros e Wimbledon. Inoltre togliere a Federer la gioia del record vincendo in casa sua, dopo aver prepotentemente chiuso a chiave la propria (fresco è ancora il massacro di Parigi) non avrebbe prezzo.
La pioggia è stata clemente per tutto la durata del torneo, ma sadicamente tornerà protagonista proprio al suo atto finale. Il match comincia con mezz’ora di ritardo ma anche quando si inizia si è consapevoli della possibilità che faccia sentire la sua presenza nel corso della giornata.
Si parte.
Federer ha perso il servizio solo una volta in tutto il torneo. Al terzo gioco bisogna già aggiornare la statistica. Risposta sulla riga di Nadal, lo svizzero non trova la palla col rovescio e il punteggio sorride già allo spagnolo. 2-1 e servizio. Rafa vuole scappare ma rischia di inciampare subito. Palla break per Federer. Annullata. Sarà un’ecatombe di palle break mancate per Federer alla fine della partita. Nadal tiene il servizio e sale 3-1. Si va avanti. La regola del servizio comincia a vigere, ma ormai a Federer non basta più. Deve toglierlo a Nadal. E Federer ci prova. Nel gioco più importante. Quello decisivo. 5-4 servizio Nadal. Federer gioca aggressivo, è il momento di osare. Si espone. Sbaglia. Sbanda. Set-Point Nadal. Il nastro vuole divertirsi. Da una mano a Federer. Parità. Federer si ricorda del rovescio in back. Palla break. E’ l’occasione per riacciuffare lo spagnolo. Si fa ingolosire. Viene a rete ma sbaglia la volèè. Parità. Nadal è migliorato al servizio? Sì. Ace. Set-Point numero due. Federer non molla. Parità. Anzi no, di più. Palla break. Altra opportunità. Forse la tensione. Forse la paura. Forse il caso. Risposta sbagliata. Annullata anche questa. Nadal insiste sul punto debole di Federer. Martella sul rovescio e aspetta. Eccolo. L’errore. Set-Point numero 3. Stavolta è quello buono? Sì. Il rovescio tradisce ancora Federer che spara in rete l’ennesimo uncino mancino di Nadal. Federer non ha mai perso un set in tutto il torneo. Dopo 47 minuti bisogna aggiornare la statistica. Uno a zero Nadal. I fantasmi di Parigi cominciano ad aleggiare sul centrale di Wimbledon. Ma è ancora niente rispetto a quello che avverrà.
Il cielo è sempre minaccioso, ma non attacca. Si gusta lo spettacolo anche lui.
Secondo set.
Federer è a casa sua, nel suo giardino. Vuole mettere la quinta e ribadire che qui comanda lui. Tiene il servizio. Brekka Nadal. Tiene il serivizio. 3-0 in un battibaleno. Nadal non molla mai. Tiene il servizio. 3-1. Federer non vuole saperne. 4-1. Nadal resta in scia. 4-2 ma ora come a Federer prima a Nadal non basta più. Bisogna comandare anche sul servizio avversario. E Nadal lavora da pugile. Ai fianchi. Sempre lì. Sul rovescio. Picchia e martella. Martella e picchia. Federer resiste ma perde colpi. Palla break. Federer na ha già mancate tante. Nadal ringrazia e non restituisce la cortesia. Il passante di rovescio lungolinea è imprendibile e il break di ritardo è cancellato. L’inerzia è dalla parte di Nadal che come un treno tenta di superare sullo slancio Fed-Express. Ma Fed-Express non è proprio una carretta. Non molla ancora. Palla del controbreak. Ancora la testa. Ancora il blocco psicologico forse. Ancora rete e palla break ancora annullata. Ormai siamo allo sbando per lo svizzero. Schiaffo al volo fuori. Nadal può acciuffarlo definitivamente. Lui non ha blocchi psicologici. Non si fa pregare. Servizio vincente e 4-4. Federer deve stare attento. Nadal si presenta in risposta come una tigre pronta a saltargli addosso. Se Federer gli fa vedere una goccia di sangue Nadal lo sbrana. La mano trema. La palla non passa. 0-15. La paura alimenta la fretta. La fretta è cattiva consigliera. 0-30. La tigre prende posizione, pronta a lanciarsi. 0-40. Balza sulle zampe e corre incontro alla preda. La preda la vede, ha un sussulto ma ormai è tardi. Break. Quarto game consecutivo e Nadal a un turno di servizio dal secondo set. I fantasmi di Parigi sono in buona compagnia adesso. Arrivano anche quelli di Amburgo e Montecarlo. Federer non riesce più a vincere un set contro Nadal. E non più solo sulla terra. Nadal al servizio. Federer fa muro. Respinge gli attacchi. Ma non tutti. 30 pari. Federer attacca in controtempo Nadal sul rovescio. Meraviglia di Rafa. Passante incrociato in back con palla che sibila il nastro. Federer guarda una forma tondeggiante giallastra ma non la riconosce immediatamente. Appena la palla tocca terra lo svizzero si schiarisce la mente ma è tardi. Nadal a un punto dal secondo set. Non basta ancora. Vantaggio annullato. Parità. Nadal picchia. Federer tradito anche dal dritto. Altro set-point. Lo schema è sempre quello. Colpire sul rovescio ed attendere. Eccolo lì di nuovo. Rovescio in rete. Due set a zero. Il re dell’erba vede il re della terra insidiargli il giardino di casa. Di più. E’ già con la ruolette fuori dal portone. Pronto a mettere l’altalena, l’amaca, il barbecue e magari anche la piscina.
Ma Federer può ancora sperare. C’e’ ancora possibilità. C’è un terzo set da giocare.
L’occasione arriva. 2-1 per lui. Serve Nadal. 15-40. Due palle break che hanno il logo della croce rossa marchiato in cima. Sono forse le ultime ambulanze in zona. O adesso o mai più. Mai più. Niente. Ancora una volta Federer non coglie la flebo che gli ridarebbe vita. Ma il fato vuole lotta. Vuole battaglia e vuole che lui si riprenda. Gliene offre altre due. Ancora un 15-40. Ancora due palle per staccare Nadal e ipotecare il terzo set. Incredibile. Federer spreca anche queste. Ancora parità. Sembra che Federer sia tanto bravo a guadagnarsi palle break quanto sciagurato a sciuparle. Gran dritto lungolinea. Ancora una palla break. Nadal prende la riga, Federer a mala pena la pallina. Annullata anche questa. Nadal ha già concesso troppo. Tiene il servizio, quasi non ci crede nemmeno lui. Nella testa di Federer la miriade di palle break inizia a pesare. Va al servizio sul 3-3 con la mente che è un pentolone colmo di pensieri. Anche troppi. Manca tranquillità. Scappa un punto, un altro, un altro ancora. 0-40. Tre palle break per Nadal. Non sono match point, ma gli somigliano tanto. La tigre Nadal è pronta a dare l’ultimo assalto alla preda. Spicca il balzo, la manca. Di nuovo, la manca ancora. Ci riprova. Mancata. Incredibile. Nadal ha sbagliato tre palle break consecutive. E’ come se avesse fallito tre match point. San Servizio viene in aiuto di Federer che tiene il turno di battuta e resta attaccato.
Miracolato.
Si continua. La sensazione è che Federer sia sull’orlo del baratro. Una piccola spinta, un doppio fallo, un errore di rovescio potrebbe essere decisivo. Servirebbe un aiuto. Un aiuto di qualche tipo. Come la pioggia. Che arriva. Arriva e lava la mente di Federer. La pulisce. La sgombra. Al rientro è un’altra partita. Nadal tiene il servizio, Federer lo imita. Si va al Tie-Break. Nadal è a sette punti dalla storia, Federer è a sette punti dalla resurrezione. Per una volta la mente di Federer non crolla. Tie-Break perfetto. Quattro ace e due dritti vincenti. 7 punti a 5. Si va al quarto. E’ quello che voleva la gente. Il tifo esplode estasiato dallo spettacolo offerto, incosapevole che è ancora nulla in confronto a quello che deve avvenire.
Il quarto set è una lezione di tennis al mondo intero. Colpi vincenti straordinari, incredibili maratone di colpi e recuperi ai limiti del possibile. Il servizio comanda. Le palle break (finora numerose come le gocce d’acqua che son cadute dal cielo) diventano un’utopia e una memoria lontana. Si tiene il servizio. E basta. Fino al Tie-Break. Anzi, fino al TIE BREAK. Questo è il Tie-Break per eccellenza. Una sorta di Tie-Break perfetto che potrebbe fare da lezione a tutti i Tie-Break nella storia del tennis. Si parte. Nel segno di Federer. Punto spettacolare e minibreak. Federer ha due servizi per prendere subito l’allungo. Ma dall’altra parte c’e’ Nadal. Con i denti strappa i due servizi. Un minibreak a favore. Va al servizio. Si. 3-1. Altro servizio. Altro punto. 4-1. Federer non può più sbagliare. Lo schema “servizio e dritto” paga ancora. 2-4. Altro servizio. Importantissimo. Forse troppo. Ancora un errore. Ancora di rovescio. Nadal è 5-2 con due servizi. Due minibreak di vantaggio. A due punti dal match. E’ finita. Nadal vince Wimbledon al quarto set. Sarebbe così sul pianeta terra. Non è così in una dimensione parallela dove questo tie-break si gioca. Non entra la prima. Seconda di servizio. La palla incoccia il nastro, si alza in parabola e cade beffarda fuori dalla linea per questione di centimetri. Doppio fallo. Regalato un minibreak. Ce n’e’ ancora uno. Ma dura un attimo. Il tempo di un servizio. Non c’e’ più. Recuperato anche il secondo minibreak. 5-4 e due servizi Federer. Nadal a un punto dal matchpoint. Ma Federer comanda. Tiene i due turni. 6-5. Set point. Si può andare al quinto. No, non ci crede nessuno. Si può andare al quinto. Nadal tira fuori le unghie e difende il turno di battuta. 6-6. Ancora Rafa al servizio. Questo bisogna tenerlo. Federer resta invinghiato nella rete di scambi, vuole tirarsene fuori. Dritto a tutto braccio. Anomalo. Troppo. Fuori. 7-6. Match-point. Nadal è ad un punto dal trionfo. Dallo spodestare Federer a casa sua. Ma c’e’ un particolare. Il match-point è su servizio svizzero. Nadal non ha il tempo di riflettere sull’importanza del punto che gli piomba addosso una saetta. La tocca appena ma non basta. Servizio vincente. 7-7. Federer a meno due dal set. Nadal a meno due dal titolo. Il servizio di Federer fa male, Nadal lo tiene ma apre allo svizzero il campo per il dritto. Stoccato. E’ un missile all’incrocio delle righe. Viaggia e si avvia a sfondare il telone dietro il campo. Ma qualcosa prende forma dietro la pallina. Una forma non meglio identificata arriva come un treno e impatta con il missile di Federer. E’ la racchetta di Nadal. La palla sterza. Vola, viaggia in lungolinea. Federer vede un sasso giallo piombargli contro a velocità indicibile. Si allunga. Ci mette la racchetta ma non basta. Il passante è da urlo. Il punto è fantastico. Per importanza, efficenza, spettacolarità e coefficente di difficoltà. Match-point. E’ il secondo. Ma di fatto è il primo. Perchè questo si gioca sul servizio di Nadal. E’ la fine. Nadal non perderebbe questo punto nemmeno sul ghiaccio. La scelta dello schema è da un milione di dollari. Si va sul sicuro. Servizio slice esterno e dritto sul rovescio. Non ha mai tradito.
Beffardo.
Tradisce proprio quando non dovrebbe. Federer chiude gli occhi e colpisce. Il silenzio ascolta il sibilio della palla nell’aria. Nadal la fissa, Federer la fissa. Supera la rete. Rientra. Cade. All’interno del campo. E’ buona. Il passante lungolinea di rovescio viene in soccorso di Federer. Proprio il colpo che lo ha tradito mille volte, adesso lo tira fuori dal fondo del pozzo.
Da romanzo.
Da thriller.
Cinematografico.
Meriterebbe un oscar.
Siamo alla follia. 8-8. Due match point annullati. C’e’ ancora un servizio Nadal. L’apoteosi dell’assurdo sarebbe un minibreak adesso. Assurdo? Eccoci. Minibreak. Federer serve per il set. Il servizio non è impeccabile, la risposta di Nadal lo è ancora meno. Atterra dove non c’e’ più campo.
La follia è al culmine. Siamo al quinto. Da non credere. Roba da far annullare gli appuntamenti per la sera, magari.
Stasera non esco. C’è uno spettacolo in TV.
Si ricomincia. Non il quinto set. Si ricomincia da zero. Si riparte. I quattro set precedenti non esistono. Non si sono mai giocati. Quattro set? Dove? Chi li ha visti? La partita inizia adesso. Quello che è successo prima era riscaldamento. Ammesso che due marziani necessitino di riscaldamento.
Tutto pronto. Inizia la Finale.
Non ci sono più solo le braccia. C’e’ il cuore. C’e’ la testa. C’e’ la voglia di non mollare. La voglia di uscire vincenti da un evento che non verrà mai più dimenticato. Non è più solo Wimbledon. E’ la storia. C’è in palio il torneo più importante del mondo nella partita più bella del mondo. Non conta niente. Solo mandare la palla di la. A qualsiasi costo. In qualsiasi condizione. Anche di luce. A Wimbledon non c’e’ illuminazione artificiale. La giornata è cupa. L’ora è tarda. Sono le venti. La visibilità scarseggia. Un applauso divertitito sottolinea la singolare richesta degli organizzatori di non utilizzare i flash fotografici. C’e’ buio. I flash creano problemi di visibilità.
Surreale.
Non c’e’ luce, ma si gioca lo stesso in paradiso. Sembra tutto perfetto a questo punto. Surreale dicevamo. Surreale ripetiamo. Altra beffa. Piove.
Da non credere.
Piove ancora. Entrano i teloni, escono i giocatori.
Surreale.
A questo punto sembra impossibile riprendere. La Finale Magnifica verrà interrotta e giocata domani. Interrotta? Una partita come questa interrotta? Un sacrilegio simile non starebbe nè in cielo nè in terra. Lassù qualcuno ama il tennis e non vuole privarsi dello spettacolo. Trova la perdita. Chiude il rubinetto. La pioggia cessa. Si torna in campo. La luce manca. Ma solo quella e francamente, se ne può fare anche a meno. Il gioco viene illuminato da Federer e Nadal. Non servono illuminazioni artificiali, ci sono quelle cristalline, pure e sopraffine di due straordinari artisti della racchetta. Come un bicchiere colmo d’acqua. Da bere tutto d’un fiato. La Finale ha il suo sprint decisivo. Non si ferma più. E’ una macchina da corsa sparata in pista senza freni. Fate largo, o verrete travolti.
Federer mette due ace al rientro dagli spogliatoi. Nadal deve reggere mentalmente mille pensieri. I match-point falliti, i minibreak divorati, lo 0-40 nel terzo set, le interruzioni, il record, la vittoria nel regno del rivale, la finale persa l’anno prima mancando 4 palle break al quinto set… Non è giusto perdere oggi. Non è così che deve andare. Non è il momento di gettarsi per terra esausti. Non ancora. Si lotta. Si combatte. Il dritto mancino regna sovrano sul centrale di Wimbledon, il rovescio di Federer cerca di resistere ma comincia a perdere consistenza. Una volta è più corto, una volta è quasi s-centrato ma non sempre la lucidità assiste i bicipiti del maiorchino. La stanchezza ormai è protagonista. Chi presterà meno attenzione ai suoi richiami e riuscirà a vedere oltre le gocce di sudore probabilmente uscirà dal campo con qualcosa in più della fierezza di aver partecipato allo show. Questo è ancora il regno di Federer. Da cinque anni, e lo svizzero se ne ricorda. Nadal mette uno slice che rimbalza troppo, troppo alto. Federer carica il bazooka e lascia partire un bolide che se Nadal non riesce a rimandare di la, allora chiunque altro non avrebbe nemmeno toccato.
E’ la luna che illumina il giorno, il sole che splende nella notte.
E’ la massima espressione dell’assurdo. Federer ha una palla break che di break ha solo il nome. E’ un match point. Ma non solo. E’ un “resurrection-point” la palla che se trasformata potrebbe dare il via alla rimonta più assurda e clamorosa mai vista. La palla che ucciderebbe Nadal e farebbe rinascere Federer che si sta tirando fuori da una situazione che la realtà non prevede nemmeno. Nadal va al servizio consapevole che Federer non rimanderà indietro solo una palla, ma anche una quantità di spilli direttamente proporzionali alla successione dei colpi. Allungare lo scambio vorrebbe dire dover fronteggiare tanti spilli da impazzire, con il rischio che qualcuno si conficchi nel braccio ed impedisca alla racchetta di fare il suo dovere. In quel momento a Wimbledon qualunque cosa fosse accaduta, nessuno avrebbe tolto gli occhi dal rettangolo di gioco. Questo è sicuro. Nadal passa in rassegna le palle consegnategli dal raccattapalle. Ne scarta una. Ne mette in tasca un’altra. Sceglie quella buona. Se le palline da tennis potessero parlare sarebbe stato interessante sentire le impressioni di quella che poteva essere la palla più importante degli ultimi 20 anni.
E’ tempo.
Servizio potente. Federer tiene e rimanda di la i primi spilli. Nadal schiva e colpisce senza pensare. Il dritto lungolinea sembra definitivo, ma Federer ci arriva. Campanile. La palla rimblaza alta al di qua della rete. Smash a rimblazo comodissimo. Comodissimo? In un primo turno forse. Sul 15 pari forse. Non al centro dell’uragano di certo. Nadal trattiene il fiato e colpisce. La palla non si vede. E’ forse fuori dallo stadio. Poco importa perchè prima di uscire ha toccato il suolo. Palla break annullata. Dritto in contropiede. Pericolo scampato. Nadal tiene il servizio e rimanda al mittente gli assalti al titolo. Federer persevera. Tiene il servizio. Fa il suo. Ora sono problemi di Nadal. Sarebbero. Nadal non si fa problemi. Ace di seconda? Ace di seconda, in effetti mancava all’appello. Ah ma c’e’ Federer di là. Ops. Attimo di disattenzione. Di la c’e’ il campione di Wimbledon. Venderà carissima la pelle. Sempre che sia realmente disposto a venderla. A dir la verità ci sta ripensando. 30-30. Roger Federer è a due punti dal titolo. Non avrebbe mai pensato di trovarsi a due punti dal titolo e desiderali così tanto. Forse l’abitudine alla vittoria qui gli aveva un pò tolto il gusto. Non si ricordava cosa si provava. Ora lo ricorda e cascasse il mondo vuole alzare il trofeo. Ma abbiamo l’abitudine di dimenticare gli avversari qui, eh? Dall’altra parte c’e’ Nadal. Sa perfettamente cosa sia la fame di vittoria, non è mai sazio, anche peggio di Federer. Servizio e dritto. Roger, a te l’ono(e?)re.
I nervi.
Servono i nervi. Lasciate perdere le racchette, sono inutili. Giocate con la testa, pensate, riflettete, calcolate, anticipate le mosse dell’avversario e forse sopravviverete. E forse soccomberete. Roger come stai a volèè bassa? Potrebbe andar meglio… 15-30. E il rovescio in slice? Sì, quello meglio. Ma prima di provarlo non era il caso di chiedere a Nadal come stesse di dritto lungolinea? Troppo tardi. Guardate lì, vedete Nadal? No? Non lì, laggiù… Si avventa e colpisce. E’ buona. 15-40. Non è un campanello d’allarme. E’ un plotone d’esecuzione, pronto a premere il grilletto al primo errore. Federer ha decine di fucili puntati contro, non può concedere più nulla o sarà vittima del plotone pagato dallo spagnolo che attende solo di poterlo riempire di piombo e lasciarlo al suolo.
No.
Il plotone d’esecuzione non è gradito al numero uno del mondo. Ace. Servizio e dritto. Altri due punti. Servizio tenuto. Due break/match-point annullati. Il numero uno del mondo si tiene stretto il suo regno, con le unghie, i denti e tutto ciò che trova intorno a se, rovescio compreso e al diavolo lo schema dritto contro rovescio. Nadal va al servizio ma il plotone è al soldo suo e non lo minaccia più di tanto. E si torna da Re Roger che dimentica la minaccia armata di fucili. Basta concedere due punti però, per vedere nuovamente il comandante guidare la compagnia ed ordinare di prendere posizione. Basta questo. Due punti consecutivi. 30-30. Ma Nadal vuole dare la stretta finale. Costringe Federer ai vantaggi. C’è un errore di rovescio. No, stavolta no non è di Federer. In un certo senso il rovescio si è ancora alleato con lo svizzero, stavolta tenendo fermo il braccio di Nadal. Federer tiene il servizio ma i nervi cominciano a cedere. Le interruzioni si fanno sentire, la tensione sembra la nebbia delle notti infestate dei film horror, altro che coltello, qui ci vorrebbe la motosega per tagliarla e forse riuscirebbe solo a scalfirla. Nadal va a servire, cede il primo quindici, si porta 40-15, subisce una palla corta con nastro maligno e poi deve fronteggiare un nuovo episodio di “ai confini della realtà”. Il dritto mancino cerca ancora il rovescio di Federer che gli offre un comodissimo smash. Ci sarebbe  soltanto da fare un buco per terra e lanciare la palla nell’iperspazio ma Federer ci mette la racchetta, quasi senza pensare, cercando di colpire una palla che in un mondo normale non sarebbe stata alla portata nemmeno di un campione di salto in alto. La realtà però ha abbandonato il centrale con l’arrivo della prima pioggia e allora il recupero di Federer rimane clamorosamente in campo sulla linea di fondo. Nadal gioca un altro smash, Federer “chiede” di continuare lo scambio ma Nadal risponde “no, grazie” con un dritto che Federer immagina, ma in realtà non vede proprio. Si avverte che ci siamo. I punti si fanno più sentiti, quasi ad avvertire nell’aria un qualche sinistro segnale. Sinistro per alcuni, ovvio, decisamente meno mancino per altri (ogni riferimento a Nadal è puramente casuale, ma infondo ormai di casuale non c’e’ più nulla a Wimbledon). Si cambia ancora. Federer prende una palla che pesa un quintale e non riesce a mandarla aldiqua della rete. 0-15. Occhio, il plotone si alza. Il peso della palla non diminuisce. 0-30. Il plotone marcia. Federer gli fa cenno che non c’e’ fretta. 15-30. Nadal inventa una cosa che non esiste. Inventa un rovescio in cross da fondo campo che taglia in due campo, rete e una decina di moscerini incontrati durante il cammino. 15-40. Il plotone punta i fucili ed aspetta solo l’ordine del capitano. Federer ha gli occhi tremolanti. Ha ancora qualche cartuccia. Spara un ace per guadagnare metri, i fucili si allontanano un pò ma sono sempre carichi. Scatto di rabbia. Li spinge ancora più in la. Parità. Si distrae, abbassa la guardia e il plotone in un attimo gli è di nuovo addosso. Palla break. Federer è osso duro. Ace. Parità. Andate via. Ma il plotone non vuole saperne e si piazza ancora a distanza poco sicura. Federer cerca di sferrare l’allontanamento decisivo ma quando si accorge di aver mandato lungo il dritto d’attacco il capitano ha già dato l’ordine:
“Fuoco!”, “Out!”, BREAK!!!
L’esecuzione ha luogo e Federer crolla al suolo, non morto ma decisamente in condizioni poco felici.
Il tempo è relativo? Forse si.
Il cambio campo dura un secondo per Federer, una vita per Nadal che va a servire per dare il colpo del K.O. al rivale di sempre. Per provare a dare l’ennesimo colpo ad un avversario che proprio non vuole mollare. Federer si trova davanti non solo Nadal, ma Parigi, Montecarlo, Roma, Amburgo, Dubai, Doha tutti schierati contro di lui. Ognuno porta brutti ricordi ma da lì a poco, il ricordo peggiore sarà proprio il suo rifugio più dolce.
Si parte da 0-15, Roger vorrebbe tanto che quello fosse un tie-break per poter sfruttare il minibreak di vantaggio, ma non è cosi purtroppo, per lui. Nadal è perfido. Apre gli occhi a Federer, si proclama come nuovo re dell’erba facendo quello che in tutta la partita non aveva fatto mai, quello che si fa “solo” sull’erba. Serve and volley. 15-15. Altra volèè. 30-15. Federer ci prova ancora. 30-30. Nadal vuole chiudere. 40-30. Terzo match-point. Secondo sul suo servizio. Le magie sembravano essere finite per oggi, invece una era ancora da esibire.
Ci pensa Federer.
Servizio esterno di Nadal e risposta di rovescio da marziano – extraterrestre – signoreassolutodeltennis di Federer che costringe Nadal quasi a carponi a rincorrere la palla come un cagnolino rincorrerebbe un biscotto. Un colpo da maestro. Ma siamo a Luglio. La scuola è finita. I maestri sono in vacanza. E Federer deve farsene una ragione.
Servizio vincente. Quarto match-point. Servizio al corpo, risposta di dritto, rovescio di Nadal… Federer avanza, avesse un muro davanti probabilmente lo schianterebbe con il solo sguardo, ma davanti non ha un muro. Ha qualcosa di molto più basso ma infinitamente più difficile da superare. Ha davanti la rete. La palla finisce in gol.
Finisce in rete.
Il tennis in fondo è tutto un altro sport anche perchè chi segna… perde.
Nadal non si vede più. Dov’e’? Si vede solo qualcosa per terra che piange. Che si rotola incredula. E che si alza a stringere in un sincero abbraccio quello che probabilmente è il tennista più forte di sempre ma che per l’ennesima volta si è imbattuto nell’avversario più terribile di sempre. Il numero 2 più numero 1 della storia del tennis abbraccia il suo eterno e meraviglioso rivale. E adesso i flash possono finalmente esibirsi. E meno male, perchè è il solo modo per vedere Nadal che sale in tribuna scavalcando improbabili tetti a ricevere l’abbraccio di tutta la sua famiglia, sotto lo sguardo di ghiaccio di Mirka e di tutto il clan Federiano (papà Federer e una Gwen Stefani “checaspiocifacevali” compresi). E’ grazie ai flash che vediamo Nadal correre per il campo con gli occhi colmi di lacrime e la bandiera spagnola al collo. E’ grazie ai flash che assistiamo alla premiazione in un suggestivo Wimbledon mai così buio. E’ grazie ai flash che vediamo Federer ricevere stavolta soltanto il vassoio e non la coppa. E’ grazie ai flash che vediamo la coppa che l’anno scorso aveva fatto piangere Nadal adesso nelle mani dello spagnolo che ancora una volta, ma in circostanze ben diverse ha pianto per quel grosso bicchiere. E’ grazie a Nadal e Federer che abbiamo visto uno spettacolo che sinceramente non saprei descrivervi meglio di così.
Nadal vince il torneo di Wimbledon 2008, battendo in finale il 5 volte campione e numero uno del mondo Roger Federer col punteggio di 6-4 / 6-4 / 6-7 (5) / 6-7 (8) / 9-7. E così se ne va anche questa edizione di Wimbledon, accompagnata dalla mia grande speranza di poterci essere la prossima volta, e dal mio piccolo rammarico di non esserci stato questa, volta.

Rafael Nadal con il trofeo.
Roger Federer sconsolato durante la premiazione.
Le incredibili condizioni di visibilità al termine del match e durante la premiazione.
Il momento del trionfo. 
— A tutti quelli che mi dicono “il tennis ma comu un ti siddia, ma pi cortesia” non dico nulla perchè loro una cosa così non la potranno mai capire. —

Cioè, sto scrivendo sul blog quindi rendetevi conto di quanto mi siddia a travagghiari và…

Posted in Senza categoria on 3 luglio 2008 by campa100anni
 
Intro: "L’ultima volta che ho scritto sul blog portavo ancora le cose con le maniche lunghe. Ora ci manca picca e dd’à casa scinnu chi mutanni."
 
Giovedì 3 Luglio 2008, data importante perchè segna il mio ritorno da scrittore sul mio blog. Probabilmente nessuno sentiva la mia mancanza, in effetti nemmeno io sentivo la mancanza di un nuovo intervento, ma non avete idea del caldo che c’e’ qua in ufficio (dice:"vabbè, hai l’aria confezionata"; dico:"vabbè, però haiu u condizionatore perpendicolare ò chicchiriddu, curnutu io siddu mi s’arrifrisca un pilu rù vrazzu, pari ca travagghiassi nna cocchi oasi ru Sahara") e quindi di conseguenza al momento pur di far passare il tempo non pensando a tutti quelli che sono a mare mi virissi puru "Via Col Vento" (almeno vintuliassi).
Ma comunque. Chiè, chi si rici.
Ci iti a Barcellona? Io se.
Ci istivu a mari? Io se.
V’abbruciastivu comu tanti feddi i carni? Io se.
Aspittati ogni sira tri uri pi pigghiari l’autobus? Io no, n’aspiattu quattru.
"E’ una vergogna carissimo amico…", "Basta!".
Vi dicevo di Barcellona. Alla fine ce l’abbiamo fatta. E’ bene sottolineare comunque che Piero e Adriano per tutta la durata del "periodo organizzativo" hanno esposto fuori dal balcone di casa loro lo striscione "io minni sbattu i palli". La fantomatica ed ipotetica Costanza avrà esposto qualche altro striscione nella sua tenuta di Messina o di Napoli (ancora non ho capito unni sta) ma non saprei dirvi molto al riguardo. Alla fine io, Manu e Giulì (che comunque non si è fatta mancare lo striscione a casa sua "l’importante è cca mi futtu i ririri poi si viri") qualche cosa l’abbiamo accucchiata e abbiamo prenotato l’appartamento che dalle foto pare sapurito, dal prezzo pure, e dalla zona pure (specie se l’ipotesi di Manu su tutto il palazzo risultasse corretta). In pratica appena atterriamo all’aeroporto dobbiamo telefonare ad un certo Matias (si c’era Giampaolo diceva ca si chiamava Rrrrrrraul e comunque me lo dirà sicuro anche dopo avere letto) che è si parri cu iddu tipo la guida, quello che ci deve dare le chiavi eccetera. Ora, siccome la speranza di tutti noi è quella che a Las Palmas Adriano un si fici sulu fari pumpina rì spagnuali, oppure mentre se li faceva fare quelle c’inzignavanu u spagnualu, oppuru un s’a’ minò sulu pinzannu a bergamasca (evitate le battute sulle spagnolette per cortesia, non siamo al cabaret e le volgarità non sono ben viste in questo spazio) noi appena arriviamo ci mittemu u telefonino nte manu a iddu e ci riciamu "olllè, un ci sucari a minchia e chiama a stu frocio, olllè". Mi hanno pure spiegato come dobbiamo arrivare dall’aeroporto fino all’appartamento, ma noi sinceramente un sapemu ancora mancu comu arrivari rì Palermo a Trapani faciti vuatri…
Per il resto l’estate scorre via al solito. Trenta passeggeri su trantadue la mattina sul 625 vanno a mare (io e un vecchio che ogni mattina scamina picchì forsi spera ca ci veni na botta ntiasta siamo le eccezioni) me suaru è chiu facili ca accumincia a guidare un carriattu chi cavaddi che la macchina e quindi va lassala o travagghiu e bbà pigghiala ò travagghiu rulez, i parcheggi qui in zona ufficio vanno sempre più aumentando, mentre i marocchini posteggiatori di conseguenza vanno diminuendo, me matri un ghiuarnu se e un ghiuarnu no voli accattatu u gratta e vinci (ma solo perchè quel giorno s’accatta idda) e solite cose.
 
– Solidarietà per Marco che causa forza maggiore non può più venire a Barcellona.
– Vafantoculu sentito allo stesso Marco che l’altra volta su MSN mi fa "ma chè, non si esce più?". Ci rissi "Marco un ci sucari u brom brom ca tu nn’hai sempri una pi stari a casa o pi nesciri cu chiddu cu mantello, cocchi buata v’incuaccia Joker e bbi rumpi u culu."
– Solidarietà a Giampaolo che causa "so suaru ca un s’a’ fira a teniri i ammi chiusi" non viene a Barcellona.
– Vafanculu sentito allo stesso Giampaolo perchè tanto non ci crede nessuno che non viene per questo.
– Auguri a Mirko che ha cambiato casa (perchè noi ci interessiamo di lui).
– Auguri, solidarietà, ricchi premi e cotonfiocch a tutti quelli che hanno esami in questo periodo (in ordine alfabetico: Adriana, Chiara, Elisa, Giampaolo, Manu, Mària, Rosy e non so chi altro).
– Auguri a Manu ca s’accattò u portatile.
– Buon divertimento ad Ilaria con il simpatico capo al lavoro e solidarietà verso di lei per la mancanza di ferie.
– Va scassacci a minchia a Giacchino che non risponde su MSN.
– Complimenti ad Angelo che gli è riuscito ad impaccare l’Ipod a cocchi cretinu.
– "Cerca i carmariti ca un semu tutti militari" a Massimo che ogni volta che mi contatta su MSN c’e’ di spenniri picciuli.
– "Va travagghia" ad Alessandra cà comu un ci siddia a stari tutta a irnata a casa non lo so proprio.
– "Va travagghia" a Diego ca comu ci siddi a stari tutta a irnata a casa non lo so proprio.
– "Va travagghia" a mia ca comu un m’a’ siddiatu a scriviri stu intervento non lo so proprio.
 
Outro: "Vabbè, tu hai ù ciriviaddu a lamiara e io già minn’ ivu".
 
Ciè…