Non so cosa mi aspetto da queste righe questa volta. Non so cosa mi aspetto che tirino fuori o che disegnino o che dicano. Non lo so proprio. Col tempo hanno perso credibilità, hanno smesso di bisbigliare tra le parole, hanno smesso di parlare. Neanche quando le rileggo. La magia, tutte quelle cosuccie di qualche tempo fa sono scappate via dalla finestra, scivolate via sotto la porta. E’ rimasta la stanza vuota, senza mobili senza niente. Una stanza grande e vuota dalle pareti…mmm…bianche? No, troppa luce non starebbe con tutto il resto. Nere? No, per carità. Forse grigie, un grigio intenso tendente al grigio delle nuvole. Ecco si, un grigio ci sta bene. Un grigio dispostissimo a diventare nero al calar del sole ma mai troppo, dal sole, illuminato da tramutarsi in bianco. All’ingresso in stanza lo spettacolo è proprio cosi. Una stanza vuota grigia. Accanto alla finestra, anzi sotto alla finestra, sul pavimento dorme una sagoma giallastra rettangolare, segno di un letto una volta piazzato li ma che adesso non c’è. Il muro è costellato di tanti piccoli buchi, ricordo di piccole cornici e di foto perdute anche loro. E poi basta. Mi avvicino al muro e disegno un omino, così, tanto per vedere se prende vita come una volta avrebbe certamente dentro quella stanza. No. Mi fissa proprio come l’ho disegnato io. Se n’è accorto anche lui che tutto è cambiato.
Le persone non capiscono. Non capiscono proprio. Non hanno occhi al di fuori di quelli sotto la fronte, non vedono col cuore, non vedono nulla. La gente nuota nelle cose più vergognose, si indigna di fronte a sue stesse abitudini, continua giorno dopo giorno incurante di tutto. Va avanti e non si guarda indietro, per ogni cosa che raccoglie ne perde due e non ha memoria storica. Non ricorda, non si rende conto, non fa il punto della situazione. E’ tutto uno schifo, è veramente tutto uno schifo. Non salvo niente. Non salvo proprio niente, è tutto marcio, tutto rotto, tutto inesistente. Sono a un punto morto, stavolta davvero, e non salvo proprio niente. Mi guardo intorno e non vedo nessuno e niente, mi guardo intorno e vedo solo delle mura grigie tendenti al nero ma lontane dal bianco, tanti piccoli buchi nel muro ed un rettangolo giallastro per terra sotto la finestra. Le armi sono sempre quelle ma ormai sono spuntate, caricate a salve, a volte nemmeno quello.
Quando si avvelena la fonte non ha importanza quanto sia grande la fontana, può essere anche enorme ma l’acqua resta avvelenata. Questo aspetto di me lo odio. Basta un niente, un cazzo di niente, e il veleno si espande. Non capisco proprio come faccia così velocemente e senza soluzione di continuità ma ha già ricoperto tutta la superficie e sta scendendo verso il fondo. Non è giusto così però, è ormai da tanto tempo dovrei averla già pagata. Tutto questo mi sembra francamente eccessivo, ormai è un vortice. Ecco, pure le allucinazioni adesso. Va male. Va male male ragazzi miei. Piove, grandina, ormai tutto insieme. Dove lo trovo un benzinaio a quest’ora? Come faccio? Che mi invento stavolta? Consigli? Sì, e di chi? Chi me li da i consigli? Ma poi li accetterei veramente? Li seguirei? Bah non lo so. Siamo da soli. Siamo sempre da soli. Il cuore è l’organo più pericoloso di tutti anche del cervello. Perchè il cervello non riesce a fermare il cuore, il cuore invece si. Il cuore il cervello lo zittisce quando vuole. E ti fa incasinare in situazioni frustranti, angoscianti, senti l’angoscia crescere dentro di te, senti il tum tum dentro al petto come se… Non lo so come cosa. Le persone hanno un potere sconfinato. Ti fanno battere il cuore come un tamburo, ti fanno sudare, ti fanno fare tutto. Ogni persona è una porta ed ogni porta ha una chiave. E poi ti possono far fare tutto. Ti hanno in pugno, si impossessano di te ed escono quando vogliono loro sempre ammesso che lo vogliano. E’ tutto uno schifo, sono alla fine di un corridoio e fisso il muro perchè non so più dove andare. Voglia di non so nemmeno cosa. Non lo so, non lo so, non lo so.