Archivio per giugno, 2011

per esempio che senso ha?

Posted in Senza categoria on 22 giugno 2011 by campa100anni

adesso ascoltare dieci volte sta canzone? nessuno. o addirittura quell’altra cosa, da stalker effettivamente. galera portami via. però prima, fai finire la canzone…

Il ladro della luna

Posted in Storie e poesie on 21 giugno 2011 by campa100anni

Tanto tempo fa esisteva solo la notte. Non c’era il giorno, non c’era il sole, il cielo non era azzurro e non c’era mai luce. C’era solo il buio, c’era solo la luna, c’erano solo le stelle e c’era solo il nero. Non pensate, però, ad un mondo triste,tenebroso, pauroso o malvagio. Non fate come tutt la gente. Non associate la notte al brutto, al male o al cattivo. Non immaginate streghe o maghi maligni, draghi o lupi notturni. Esisteva solo la notte, ma era un mondo bellissimo lo stesso. Tutti parlavano sottovoce. Sempre. Nessuno urlava mai e tutti erano calmi. Le stelle erano sempre alte in cielo e l’armonia regnava sulla terra. Tutti si volevano bene, la gente si amava, trovava ispirazione dalla luna, era un mondo pieno di poeti, di romantici, di amanti e pensatori. Ci si ritrovava tutti insieme a guardare il cielo, assopiti sui prati, sulle spiagge, per la strada, nei boschi. Tutto scorreva via tranquillo, lento e pacifico. Nessuno aveva mai da ridire, nessuno trovava mai una scusa per litigare, si andava tutti d’accordo sempre e da sempre. In questo mondo immerso del buio tutto andava a meraviglia, tutto era sempre andato a meraviglia e nessuno immaginava che un giorno sarebbe potuto mai accadere qualcosa di brutto o di cattivo. Se camminando qualcuno perdeva qualche moneta, subito qualcun altro la raccoglieva e gliela restituiva.Se per sbaglio qualcuno schizzava dell’acqua sulla giacca di qualcuno, subito gli offriva la sua asciutta ed immacolata. Insomma, era un mondo perfetto, regolato e controllato dai buoni sentimenti e dall’amore. Ma un brutto giorno, anzi una brutta notte, qualcuno si invaghì troppo della fonte di tutto quel bene, della luce che illuminava il cielo da sempre. Qualcuno si innamorò di tutta quell’armonia e di quella pace. Si innamorò della notte. Di più, si innamorò della luna. Ysahc la fissava ogni momento. Se ne stava da solo, in disparte, ad ammirarla, a sognarla, a decantarla. Per ore. Ed ore. Non parlava con nessuno, era sempre stato un tipo solitario e questo lo avvicinava sempre di più a lei, alla sola che si mostrava interessata al suo sguardo, alla sua attenzione ed al suo amore. Se la luna cambiava leggermente colore, allora lui pensava lo facesse per timidezza. Se si spostava leggermente era perchè una nuvola gli impediva di vederlo. Se diventava più grande, era perchè si avvicinava per guardarlo. Si convinse che anche lei lo amava. Si convinse che viveva lassù aspettando il momento in cui lui si fosse deciso di andarla a prendere e portarla con se. Ci pensò su un attimo, gli sembrò davvero un pensiero troppo insensato ma ogni attimo i suoi occhi volavano di nuovo in direzione del cielo e la sua mente trovava delle risposte a tutte le sue domande sulla effettiva possibilità che tutto ciò potesse essere reale. Ci pensò su delle ore. Tutta una notte. Ed alla fine si convinse. Lui amava la luna e la luna amava lui. Era finalmente il momento di andare lassù e dimostrarle tutto il suo amore. Era il momento di andare lassù a prenderla e portarla con sè. Aspettò che tutti si fossero addormentati e poi salì in cima alla montagna più alta del mondo, una montagna che non era mai stata scalata da nessuno. Troppo pericoloso era spingersi fino a lassù ma Ysahc, quella notte, era spinto da un desiderio troppo forte e riuscì agiungere sulla vetta prima che tutti si svegliassero. La luna, assopita anche lei, non si accorse nemmeno del suo arrivo ma lo sentì dietro di se quando lui era ormai in cima. Non fece in tempo a girarsi che Ysahc la prese al lazo come si fa con la testa di un mulo, la imbavagliò, la infilò in un sacco e se la portò dentro una grotta a pochi passi da lì. Dopo averla legata per bene tornò fuori, nel buio pesto di quel mondo orfano della sua luce ed al posto della luna ci mise il sole. Non appena lo sistemò lassù in cielo una luce potentissima squarciò il nero, le stelle scapparono via, il mare s’impallidì, il nero fu spazzato via e il cielo si tinse di azzurro. Tutto il mondo aprì gli occhi di scatto e subito balzò in piedi accecato
da quella nuova luna. Tutti sgranarono gli occhi alla vista di un mondo assolutamente sconosciuto, alla vista di colori assolutamente sconosciuti. La verde erba, l’azzurro mare o la grigia roccia erano del tutto nuovi ai loro sguardi e tutti gli abitanti del mondo fecero fatica a capire cosa stesse accadendo. In quel momento Ysahc tornò fuori. Guardò in giù con gli occhi luccicanti ed iniziò a gridare:
“sono io uomini! Io, Ysahc, vi ho preso la luna. L’ho portata con me, l’ho resa PER me, e l’ho portata via da voi. Da oggi questo è il vostro nuovo mondo. Dimenticate il buio, dimenticate la sua figura, dimenticate la sua bianca luce, da oggi la luna è svanita per sempre. Ricordate questo momento come il primo giorno e l’ultima notte” e così dicendo tornò dentro la roccia. Tutti si guardarono inorriditi cercando di richiamarlo fuori:
“Ysahc, furfante, ridacci la nostra luna, vieni fuori!”.
“Ridaccela, vigliacco!”.
Ma nessuno venne fuori da quel buco nella pietra.
Tutti si stupirono delle loro voci, che per la prima volta sentivano risuonare in tutta la loro potenza, senza bisbigli, senza sospiri, ma tutte d’un fiato. Subito si diedero colpe a vicenda, puntandosi a dito per non averlo fermato in tempo:
“Sarete contenti adesso! E’ tutta colpa vostra”.
“Come diavolo avete fatto a non svegliarvi in tempo? Maledetti dormiglioni! Dovevate fermarlo”.
Tutti si diedero la colpa, ma nessuno mosse un dito per cercare di salire in cima alla montagna a riprendersi quello che gli era stato tolto. Tutto il mondo protestò, tutto il mondo si infuriò, ma tutto il mondo accettò quello che gli era successo. Accettò di essere stato derubato e iniziò una nuova vita. Una vita dove c’era solo il giorno e la notte venne dimenticata. Un mondo diverso da quello che era sempre stato. Un mondo nuovo.
Questo nuovo mondo era diverso da quello vecchio. Tutti gli uomini erano cattivi, pieni di rabbia, scontrosi ed urlavano sempre. “Ehi, accidenti a te guarda dove metti i piedi”, “sbrigati con quella fontana, non possiamo mica star qui tutto il giorno”, “allora, ti decidi o no a salire?”. Non c’era più il silenzio, la pace o l’armonia, tutto andava di fretta, non c’era mai tempo per starsene un pò seduti, tutto era frenetico, veloce. Chi correva di qua, chi scappava di la, nessuno
sorrideva più e niente era più come prima. Nessuno dormiva mai, nessuno si riposava perchè la luce impediva di chiudere gli occhi e poi le cose da fare erano troppe. Gli innamorati iniziarono a litigare, iniziarono ad allontanarsi, i romantici diventarono cinici, i poeti diventarono taciturni, il bello diventò brutto. Il sole aveva cambiato tutto, aveva cambiato il mondo ed aveva fatto dimenticare la luna. Per molto, molto tempo la situazione continuò ad aggravarsi sempre di più, la gente era sempre più ostile, iniziarono le liti, le risse, gli amici erano diventati nemici e si facevano la guerra, gli innamorati erano ormai scomparsi totalmente e l’amore perse il suo significato. La gente aveva smesso di bisbigliare, aveva smesso di volersi bene ed aveva smesso di sognare. Tutto era precipitato e tutto sembrava destinato ad andare ancora più giù fino alla fine dei tempi. Fino a quando un bel giorno (cioè, non era stato bello per niente fino a quel momento) una ragazza che non aveva dimenticato, che non aveva cancellato, che ancora amava, che ancora sognava e che ancora sorrideva si stufò di come erano cambiate le cose, e decise di riprendersi quello che era (stato) suo. Mentre tutti si azzuffavano, urlavano e sbraitavano lei si recò ai piedi della montagna di Ysahc ed iniziò a scalare. Nessuno la notò, erano troppo impegnati a spintonarsi, urlarsi in faccia e odiarsi e la ragazza riuscì piano piano, a fatica a raggiungere la vetta. Appena arrivò in cima notò subito che la grotta di Ysahc era sbarrata da una grossa porta di legno, impossibile da aprire dall’esterno. Si avvicinò ed, allora, iniziò a chiamarlo fuori:
“Ysahc, Ysahc, vieni fuori!”.
La porta scivolò leggermente verso l’esterno e due occhi sorpresi sbirciarono fuori dall’incavo nella pietra. Scrutarono la ragazza, una, due volte e poi tornarono dentro richiudendola. Uno schiocco sordo accompagnò quel gesto e poi un rumore di qualcosa di grosso che veniva trascinato via. La porta iniziò a muoversi lentamente verso sinistra e via via che si apriva la ragazza vedeva trapelare una luce biancastra dal buio della grotta. La riconobbe subito. Era il chiaro di luna che illuminava il buio vuoto della roccia. Appena la porta fu del tutto aperta Ysahc venne fuori, sopreso di vedere qualcuno lassù, di
fronte la sua casa.
“Una ragazza? Accidenti, immaginavo che un giorno qualcuno si sarebbe deciso e sarebbe venuto fin quassù, ma una ragazza proprio non lo sospettavo”.
La ragazza si portò una mano sulla fronte, spostandosi una ciocca di capelli da davanti gli occhi. Poi si schiarì la voce,
come a voler darsi coraggio:
“Adesso basta Ysahc. Ridaccela”.
Ysahc la guardò impassibile:
“Per quale motivo dovrei ridarvela? Sta benissimo lì dov’è. Sta benissimo con me”.
“Forse lei sta benissimo” ribattè la ragazza, “ma guarda cosa hai combinato. Guarda come è cambiato il mondo da quando te la sei presa e ce l’hai portata via”..
La ragazza fece un passo in direzione del pendio e con la mano indicò sotto di lei la baraonda che si rincorreva, si malediceva e si urlava contro.
“Guarda cosa hai combinato, sciocco. Hai cambiato tutto. Non hai solo preso la luna. Hai preso la notte. Hai preso il silenzio. Hai preso la calma, la pace, la gioia. Hai preso l’amore. Ci hai rubato tutto”.
Ysahc guardò giù sorpreso da quella visione. Non era uscito di casa molto spesso da quell’ultima notte e non aveva idea di cosa stesse effettivamente succedendo nel mondo. Non pensava di aver tolto agli uomini la voglia di amare, di sorridere e di sognare. Non si era reso conto di quanto importante fosse la notte e di quanto importante fosse la luna. Pensava di aver sì tolto qualcosa agli uomini, ma in fondo qualcosa gliel’aveva anche data. Gli aveva dato il sole, gli aveva dato la luce, gli aveva dato il giorno. Gli aveva dato il calore, gli aveva dato i colori del mondo e di tutto il cielo, togliendogli il buio ed il nero. Insomma, se proprio qualcuno sarebbe mai venuto a bussare alla sua porta sulla cima di quella montagna, si sarebbe aspettato che fosse stato per ringraziarlo, non per rimproverarlo. Guardò la ragazza, quasi imbarazzato da quella sensazione di colpa e le chiese:
“Come è possibile una cosa così? Come può un uomo cambiare tanto senza la notte?”.
La ragazza voltò lo sguardo in direzione della grotta, in direzione della bianca luce che trapelava fuori, poi gli chiese:
“Perchè l’hai presa con te?”.
Ysahc sospirò ed iniziò a parlare senza fermarsi, tutto d’un fiato:
“Perchè la sua luce mi rende tranquillo, mi fa addormentare e mi risveglia dolcemente, perchè mi accompagna nei sogni, perchè non mi urla mai di svegliarmi, perchè mi parla in silenzio ed ascolta cosa le dico, perchè mi sorride sempre, perchè non è mai cattiva, perchè…” bruscamente si fermò. Fissò la sua grotta e la luce della luna e poi sottovoce concluse: “…perchè mi rende felice”.
La ragazza si strinse nelle spalle, ma dolcemente, senza aria di rimprovero:
“Ecco, te lo sei detto da solo come è possibile”.
Ysahc restò in silenzio. Alzò gli occhi in cielo e guardò il sole che scontroso rifiutò il suo sguardo e lo costrinse a chiudereli e voltarsi dall’altra parte in un battibaleno. Si sedette per terra e pensò. Pensò a cosa aveva fatto a come, egoisticamente, aveva tolto al mondo la sua voglia di vivere, di sorridere e di gioire. Si sentì colpevole, si sentì triste e si sentì amareggiato ma un pensiero non gli lasciava la mente. Lui amava la luna. Non poteva restituirla, non poteva privarsene adesso, lasciarla uscire e tornare in cielo. Non avrebbe potuto sopportare la vista della sua casa vuota, senza di lei, senza il suo sguardo e senza il suo abbraccio. Ci pensò su un pò, poi si mise in piedi. Guardò la ragazza con gli occhi bassi e le chiese di andarsene:
“Torna a casa. Hai vinto tu. Vi ridarò la luna. Vi ridarò la gioia e l’amore. Vi ridarò il silenzio e la pace. Vi ridarò le stelle ed il buio. Ma io la amo ancora. La luna deve restare mia. Deve restare con me o io ne morirò. Non posso ridarvela per sempre. Non più. Non a questo punto. Per questo motivo quando sarete sazi del suo sguardo, quando sarete pieni della sua luce e colmi del suo abbraccio io me la riprenderò. La riporterò con me e la farò di nuovo mia compagna. Mi prenderà di nuovo in braccio, mi cullerà di nuovo nella sua luce e mi farà addormentare nel suo splendore. Resterà con me fin quando non mi
sazierà e poi, visto che per il mondo è così importante, tornerà di nuovo in cielo e rimetterà a posto le cose. Fermerà di nuovo il tempo, scaccierà il sole e riparerà i suoi danni. Tornerà alla fine del giorno. Alla fine di ogni giorno. Per rimettere le cose a posto. Almeno fino alla prossima notte. Ora vai. Goditi la tua notte”. Così dicendo tornò dentro la grotta ma non richiuse la porta. La bianca luce che traspariva dall’interno cessò d’improvviso, lasciando la roccia in balia
dell’oscurità. Un attimo dopo, però, tornò più forte di prima, più accecante di prima e la luna balzò fuori correndo verso il cielo, dritta verso il sole. Il nuovo arrivato la vide avvicinare e senza dire una parola si voltò dall’altra parte ed andò giù. Il cielo cambiò di nuovo colore, si colorò di arancione, poi di rosso e divenne quasi infuocato. Il sole scomparve dietro la montagna e la luna tornò in cielo richiamando a sè tutte le stelle che arrivarono di gran carriera chissà da dove. La luce si disperse, sommersa dal buio e dal nero che le si avvinghiarono addosso e il chiarore di luna si specchiò nel mare. Tutto il mondo smise di urlare. Alzò gli occhi in cielo, e la vide. La ri-vide. Tutti l’avevano dimenticata ma bastò un attimo per ricordarsene. Guardarono le stelle e le comete, ascoltarono il silenzio ed ammirarono il volo delle lucciole. Videro il nero e la luna, insieme, di nuovo e ricordarono com’erano. Ricordarono cosa erano prima e si accorsero di cosa erano diventati. Posarono i bastoni, lasciarono cadere le pietre e si chiesero scusa. Si strinsero la mano, cercando di farsi perdonare e perdonando allo stesso tempo, poi si sedettero per terra e guardarono il cielo. Rimasero in silenzio, smisero di urlare e smisero di correre. Smisero di odiare e smisero di combattere. La luna tornò al suo posto e restituì a tutti la voglia di sognare. La ragazza scese dalla montagna, si avviò verso il bosco e si assicurò che nessuno fosse lì a guardarla. Si nascose dietro un albero e si chinò sull’erba facendosi piccola piccola. Il suo corpo si illuminò e la sua forma mutò in un attimo. Diventò minuscola, un minuscolo puntino luminoso, e volò verso il cielo, verso le stelle, le sue sorelle. Le raggiunse lassù in cima e fu accolta con gioia da ognuna di loro. Ritrovò il loro abbraccio e poi anche quello della luna che la riconobbe subito e le sorrise:
“Accipicchia, ti sono proprio mancata, eh?”.
“Non ti possono portare via”, rispose lei, “non possono portare via nessuno di noi. Il mondo ha bisogno di te, ha bisogno di noi. Ha bisogno dell’amore e della gioia. Ha bisogno del silenzio, ha bisogno di dormire. Ha bisogno della luna. Ha bisogno delle stelle. Ha bisogno della notte. Nessuno ci guarda mai abbastanza, nessuno capisce quanto siamo importanti. Ma finchè noi ci saremo, finchè nessuno dovrà mai fare i conti con un mondo senza riposo, senza silenzio, senza la notte, le cose saranno come devono essere. Perchè gli uomini possono anche essere sciocchi ed ignorarci. Possono anche tentare di rapirci e di cancellarci. Ma noi siamo eterne ed in un modo o nell’altro torniamo sempre. Gli diamo riposo, li facciamo sognare anche se non lo meritano. Gli diamo la pace anche se non la chiedono. E li miglioriamo. Li coccoliamo. Da sempre. Chissà se un giorno si accorgeranno di quanto bene gli facciamo. Chissà se un giorno ci ringazieranno. O se, chissà, smetteranno di ignorarci. In ogni caso noi restermo qui, ancora, ad aspettare. Anche tutta la notte”.

Da quel giorno ad ogni sole fa seguito una luna ed ad ogni luna fa seguito un sole. Da qualche parte Ysahc richiama a se la sua amata alla fine di ogni notte e rimette il sole al suo posto restituendoci un mondo fatto di rumore e di disprezzo. Poi, però, per fortuna mantiene fede alla sua promessa, torna fuori e ci restituisce la pace, ci restituisce la luna che aggiusta, ripara e ci fa addormentare. La speranza, mia e mi auguro anche vostra, è che continui a tener fede al patto fino alla fine dei tempi, che continui a darci la notte, che fermi il giorno e che resti fedele. Ma se qualche volta la notte non dovesse tornare, se qualche volta il giorno dovesse durare troppo ed il buio tardasse ad arrivare, non lasciamolo vincere. Non permettiamogli di portarcela via. Scaliamo la montagna, bussiamo alla sua porta e riprendiamocela. Oppure chiediamo aiuto alle stelle. Chiediamogli di venire giù, per riportarla sù. Difendiamo la nostra notte. Non abbiamo idea di quanto sia importante. Non abbiamo idea di cosa significherebbe perderla.

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PS: Non sono bravo a scrivere storie, mi scuserete se non vi è piaciuta e probabilmente è così. E non sono bravo nemmeno ad inventare i nomi ma per questo non dovete scusarmi voi. Per questo chiedo scusa ad un’altra persona, anzi non ad una persona. Mi serviva un personaggio egoista, che non pensasse agli altri e pensasse solo a se stesso. Mi serviva un personaggio quasi cattivo. Quasi malvagio. E così ho pensato al mio draghetto di peluches. No, non è malvagio. E’ per questo che devo chiedergli scusa. Mi serviva un personaggio quasi cattivo, e lui è esattamente il contrario. E allora ho preso lui, al contrario. Per questo chiedo scusa a Chasy per avere usato il suo nome in questa storia. Spero che lui mi perdonerà, ma sono sicuro che lo farà. Per lui la luna non è mai andata via.