Archivio per marzo, 2007

Ok, ok! Me le ricordo le tue dannate parole…

Posted in Senza categoria on 23 marzo 2007 by campa100anni
 
Clatu… Verata… Ehmmm…….
…..
Clatu… Verata… Ni.. couff… couff… couff…irvana.

Oggi 21 Marzo entra la Primavera

Posted in Senza categoria on 21 marzo 2007 by campa100anni
 
Boh… Forse ha trovato chiuso.

Calo di interesse…

Posted in Senza categoria on 20 marzo 2007 by campa100anni
 
…chi lo vuole sto blog? Lo volete? Vi cedo lo spazio. Cancello le foto, gli interventi, tutto e ve lo ristrutturate a nuovo. Ve lo regalo pure, non ve lo vendo mica. Non vi chiedo soldi. Semplicemente ve lo do perchè al momento mi lascia indifferente. Non ci scrivo più. Non lo leggo più. Non ci tengo più. Boh. Povero blog. Ne ha viste di cose. Ehhhh… Ne ha viste di cose… Ha anche vissuto un periodo col terrore della concorrenza quando avevo deciso di crearmi un altro blog perchè questo poco personalizzabile. Ha resistito senza parlare, senza ribellarsi o lasciarsi andare in scatti d’ira o atteggiamenti da prima donna. E’ stato zitto buono buono senza mai dire niente e stando al suo posto. E’ stato sempre un bravo blog in fondo… Forse merita un’altra occasione… Ancora per un pò… Ma sì dai… Se la merita… L’asta è sospesa. Mi riprendo il mio blog. E’ ancora mio e curnutu cu mu tuacca.

Palermo la spunta su Catania anche su PES…

Posted in Senza categoria on 10 marzo 2007 by campa100anni
 
Io e Giampaolo un putiamu piardiri…
Ricordiamo il gol di Diana di Giampaolo direttamente da calcio d’angolo a rientrare, il gol di Simplicio (sempre di Giampaolo) su paperona di Pantanelli e poi il poker di Di Michelo (due gol io e due Giampaolo) che fanno urlare ai catanesi:"ma nooo! che culooo!!!"…
Ma vafantoculu! Siti catanisi, e catanisi arristati…

I quaderni magici

Posted in Storie e poesie on 2 marzo 2007 by campa100anni
 
Quando scarabocchiamo un foglio, scriviamo una storia, disegnamo un cerchio non prestiamo attenzione. Se agguzzassimo un pò la vista, vedremmo che appena un secondo dopo avere completato il disegno di un omino, lui comincerà a muoversi; vedremmo che non appena finito un triangolo, esso inizierà a dondolare; ci accorgeremmo che una volta realizzato un pesce egli nuoterà via non appena alziamo lo sguardo per tornare immediatamente al suo posto quando ci posiamo nuovamente gli occhi. Esistono dei quaderni magici. Dei quaderni all’interno della quale, una volta chiusi, tutto ciò che è stato scritto prende vita. Non è facile trovarli. Ancor meno sapere quanti sono. Ma ci sono, statene certi, e la storia che sta per iniziare arriva proprio da uno di questi…
 
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Questa storia si svolge all’interno di un quaderno di matematica. All’interno di un quaderno pieno di numeri, moltiplicazioni, divisioni, sistemi a due, tre e quattro incognite, seni e coseni, limiti ed integrali. In mezzo a cerchi, semicerchi, rette e parabole. Decine di rette. Centinaia, migliaia di rette che scorrazzano liberamente tra le pagine bianche, in mezzo ad equazioni che si scansano trafelate prima di essere travolte, in mezzo a circonferenze che tentano sempre di stringersi per tenerle imprigionate, accanto a sistemi ed espressioni che le salutano alzando una parentesi al loro passaggio. La vita scorre tranquilla per quelle rette, alcune tra le più semplici figure geometriche esistenti. Una di loro però era triste. Una di loro scorrazzava in quel quaderno da Settembre ormai… Non era altro che uno scarabocchio venuto fuori durante un’ ora di supplenza, uno dei tanti che ci sono in mille altri quaderni. Ma come detto questo qui è un quaderno magico, e da sette mesi ormai quella retta viaggiava a velocità supersonica tra piccoli quadratini grigi che sembravano volerla catturare ad ogni istante. Il fatto che non ci fossero ancora riusciti, ne era sicura la povera retta, non voleva dire che non ci sarebbero MAI riusciti. Era solo questione di tempo. Desiderava poco la povera retta. Le sarebbe bastata un pò di compagnia. Qualcuno con cui parlare. Con cui scambiare quattro chiacchere ogni tanto, tra un foglio e l’altro. Aveva sentito parlare di rette parallele, le più fortunate a suo dire, che potevano trascorrere tutta la vita insieme. Ogni tanto qualche piccolo incidente di percorso le rendeva incidenti o ancora peggio perpendicolari ma sempre meglio che passare tutta la vita da soli… Sognava spesso di essere un asso cartesiano ed essere attraversata di centinaia di rette, qualche volta sognava addirittura di essere un punto per essere attraversata da infinite rette. Ma era peggio. Più il sogno era bello, più il risveglio le appariva triste, buio e drammatico. Si era quasi decisa a gettarsi fuori dal foglio e farla finita una volta per tutte, quando, un giorno, al suo fianco avvetì una presenza. Probabilmente si trattava del solito frustrato limite tendente a zero che cercava sempre di strappare un passaggio per potere tendere istantaneamente ad infinito, meglio non prestargli attenzione.
"Ciao!", disse la presenza.
"Non mi scocciare, non sono dell’umore adatto.", rispose la retta.
"Ehi che accoglienza… Se questo è il buongiorno mi sa che iniziamo male." .
"Ma quale buongiorno!". repilichò seccata la retta che non si era ancora girata a guardare la sua nuova compagna, "va via…".
"Beh, anche volendo francamente non credo che ci riuscirei", rispose la voce.
La retta iniziava a scocciarsi e si voltò per scacciare definitivamente quella fastidiosa presenza.
"Oh, insomma che sciocchezze! Vuoi deciderti ad and…aaaaa….". Non le fu possibile pronunciare altro. La bocca si era paralizzata perchè quello che aveva rischiato di cacciare via per sempre non era un limite. Non era un fastidiosissimo limite. Era una retta proprio come lei. E non solo. Era una retta parallela. E non solo. Era bella… Era la più bella retta che avesse mai visto… Assolutamente la più bella retta che avesse mai visto. Se ne innamorò all’istante. Si scusò per averla trattata male e subito cercò di protrarsi il più vicino possibile, ma per le rette, purtroppo, è impossibile anche solo deviare il loro percorso di qualche millimetro. La cosa sembrò non importare alla povera retta che tentò, tentò e ritentò, ma alla fine dovette arrendersi perchè proprio non ci riusciva. Allora iniziò a parlare, come aveva voluto fare da sempre. Raccontò alla splendida retta della sua vita, cosa le piaceva e cosa non le piaceva, le raccontò delle cose che aveva visto in tutti quei mesi, e di come era contenta che lei fosse lì, in quel momento. La splendida retta si mostrò interessata al racconto, e allora la povera retta continuò raccontandole di quando era appena nata e della paura che aveva avuto quando aveva schivato di un pelo una enorme parentesi graffa, e poi di quando aveva incontrato il numero più lungo del mondo e per quanto lei andasse veloce, lui cresceva sempre di più tanto che era impossibile vederne l’estremità, e poi di quando si trovò in trappola tra due insiemi che giocavano li per caso e di tanto altro ancora finchè non si accorse che…
La splendida retta, che lo guardava con due splendidi occhi azzurri, stava avvicinandosi sempre di più. La retta non credette ai propri occhi. Misurò la distanza tra i due, era ancora parecchia, ma era leggermente inferiore a prima. Avrebbe voluto urlare di gioia. Ce l’aveva fatta forse. Era riuscita a deviare il percorso. L’amore aveva vinto sulla logica. Era stata condannata per sette mesi in preda alla solitudine, alla tristezza ed alla disperazione, adesso era arrivata la ricompensa. Si trovava li, accanto alla cosa più bella che avesse mai visto, e tra un pò avrebbe potuto abbracciarla. Tutto ciò era fantastico. Risuonò la meravigliosa voce della sua splendida vicina di corsa…
"Ti vedo felice…".
"Siiiiii… Sono riuscito a deviare… Mi sto avvicinando!!! Sto venendo da te!!! Che bello, che bello, che bello!!!".
"Ti sbagli, non ti stai avvicinando tu, mi sto avvicinando io…".
"Oh, mia amata! Allora anche tu mi ami! Ti stai avvicinando! Sei riuscita a deviare il tuo percorso ed adesso stai venendo da me!! Oh che bello, che bello!!!".
"Vuoi stare zitto un attimo? Non mi ha nemmeno dato il tempo di presentarmi.".
"Oh, ma non c’e’ bisogno! Io ti amo e tu stai venendo da me! Ancora poco e potrò abbracciarti!!!".
"Mi chiamo Isabella…"
"Isabella! Che bel nome! Fantastico nome!!!".
"… e sono il tuo asintoto, coglione.".
"…".
E alla povera retta c’arristaru i cugghiuna chini i spacchiu.
 
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Ecco perchè odio gli asintoti. Illudono le povere rette.

Il poeta che c’e’ in me

Posted in Storie e poesie on 1 marzo 2007 by campa100anni
 
Dopo la famosa "Ode Alla Portiera", libero un’altra volta il poeta che c’e’ in me per la delizia di tutti voi che leggete…
 
Se tu fossi…
 
Se tu fossi una fragola,
allora io amerei le fragole.
Se tu fossi una foglia,
allora io amerei le foglie.
Se tu fossi un alito di vento,
allora io amerei le giornate invernali.
Se tu fossi una goccia di pioggia,
allora io danzerei nella tempesta.
Se tu fossi un raggio di sole,
allora io amerei il tuo calore.
Se tu fossi il chiarore della luna,
allora io vivrei solo di notte.
Se tu fossi l’innocenza di un bambino,
allora io non crescerei mai.
Se tu fossi l’immensità dell’oceano,
allora io invidierei l’orizzonte che ti abbraccia.
Se tu fossi la vita,
allora io non morirei mai.
Se tu fossi la morte,
allora io ti aspetterei.
Se tu fossi catanese…

…agliààà…
Passa iddà…
 
Senza rancore.
Anzi un poco si.