Archivio per agosto, 2006

Questione d’abitudine… Suppongo…

Posted in Senza categoria on 29 agosto 2006 by campa100anni
"Un topo avrà anche il sapore di un hamburger, ma non lo saprò mai perchè non lo mangio quel figlio di puttana…". Così si esprimeva Samuel L. Jackson in "Pulp Fiction" in una delle animate discussioni con Vincent (John Travolta) riguardo alla possibilità di assaggiare qualcosa che non gli andava proprio a genio. Magari il paragone è un pò esagerato mi rendo conto, ma se avesse ragione? Magari un topo ha davvero il sapore di un hamburger, che ne so? Non l’ho mai mangiato. Non ho intenzione di farlo, almeno non a breve, ma se avesse ragione? Perchè disgustiamo, disprezziamo a vista l’idea di mangiare un topo? O un insetto? O un serpente? Se non fossimo stati abituati a mangiare il pollo, giudicheremmo normale chi mangia un uccello che non vola e che sta in mezzo allo schifo? Noi mangiamo il maiale che sguazza nella sua cacca. Mangiamo le lumache che strisciano per strada o si abbeverano in pozzanghere. Tutto normale. Ma perchè normale? Perchè così ci hanno insegnato. Sin da piccoli non abbiamo mai visto nessuno mangiare un topo, e nessuno ci ha mai incitati a farlo. Non è da escludere che l’esperienza potrebbe essere piacevole. Non esiste lo schifo verso una cosa. Esiste la disabitudine. In alcuni paesi mangiare insetti è all’ordine del giorno. E’ normale, visto che ci piace tanto questa parola. Probabilmente troverebbero strano che noi mangiamo pollo. Sono pazzi? No, sono abituati così. Non sto cercando di incitare nessuno a mangiare topi anche perchè non riuscirei certo a persuadervi. L’abitudine è dura ad andare via, probabilmente vivrete tutta la vostra vita con il ribrezzo verso chi si ciba di insetti. E’ normale anche questo, nemmeno io mangio scarafaggi. Che ci volete fare, sono normale anch’io. Se mi trovassi costretto a mangiare un grillo non ci
riuscirei nemmeno morto. So che sarebbe solo questione di abitudine. La decima volta mi farebbe un tantino meno senso, poi ancora meno. Dopo qualche mese un grillo a pranzo e qualche scarafaggio la sera diventerebbero routine, ma spero che quel giorno non arrivi mai. Preferisco il pollo. Che ci volete fare, questione d’abitudine… La stessa abitudine che ci potrebbe anche uccidere se ci trovassimo rinchiusi per un mese senza cibo in una stanza piena di insetti. A dir la verità il cibo ci sarebbe, ma Dio… Prendere quello scarafaggio con le mani…
Mamma mia… Avvicinarlo alla bocca… Oddio… Mi guarda con i suoi occhietti neri… Perchè fa così con le antenne? Io dovrei mettere in bocca quei cosi? E se appena lo poggio sulla lingua mi scappa dalle mani e mi cammina giù per la gola? Lo sentirei andare su e giù? E se lo mordessi ed un pezzo restasse per qualche secondo "in giro" scorrazzando senza testa tra i denti? No, lo getto via… Resisterò… Un giorno, due, tre… Poi i più coraggiosi sopravviverebbero; gli altri (probabilmente anche io) no. Bisogna mangiare per vivere. Purtroppo non possiamo scegliere cosa mangiare. Si, lo so che possiamo scegliere se vogliamo pasta o carne, frutta o verdura, pane o pesce. Non è questa la scelta che intendo. Siamo limitati nelle nostre scelte, ecco cosa intendo. Fossimo nati liberi, fossimo nati in una foresta, in un deserto, al Polo Nord, probabilmente avremmo gusti leggermente differenti. Siamo stati rinchiusi senza accorgercene. Senza nemmeno volerlo. I genitori ci hanno rinchiusi. La gente ci ha rinchiusi. La società ci ha rinchiusi. Anche se in realtà nemmeno questo è corretto. Nei luoghi dove si mangiano insetti, probabilmente non si mangiano uccelli, o non si mangia pesce. Anche lì le abitudini comandano. Non c’e’ scampo. Le abitudini ci accompagnano sempre. Sono sempre dietro di noi. Nascono appena dopo di noi. Anche nei luoghi più lontani… Ci sono sempre… Anche nelle tribù più primitive… Anche dove il piatto odierno è la carne… Magari umana… I cannibali, già… E se avessero ragione? Qualcuno dice che la carne umana è il piatto più prelibato del mondo. Non lo so… Con tutto quel sangue poi… Un braccio avrà anche il sapore di un hamburger, ma non lo saprò mai perchè non lo mangio quel figlio di puttana… Magari fossi stato abituato… Guarderei voi che mangiate pesce e vomiterei dall’altra parte… Boh… Questione d’abitudine… Suppongo…

Tanto alla fine comandano loro…

Posted in Senza categoria on 21 agosto 2006 by campa100anni
Diciamo quello che vogliamo, tanto alla fine comandano sempre le ragazze. Nei rapporti di coppia (ed in futuro nella vita matrimoniale), nelle… Veramente mi vengono in mente solo i rapporti di coppia, ma ho materiale sufficente per articolare tutto un intervento. Intanto parliamo dal naturale svantaggio che i ragazzi hanno sin dalla nascita e che nel corso dei secoli non ha mai accennato ad andare via. Se un ragazzo (single s’intende) una sera esce e dice: "Stasera voglio trombare", a meno che non trova la troiona di turno, probabilmente a fine serata avrà rimediato due schiaffi in faccia e un numero di telefono di un trans brasiliano. Se una ragazza (irrilevante il suo stato civile) una sera esce e dice: "Stasera voglio trombare", un ragazzo lo trova subito. E questo secondo me non è giusto. Per le ragazze è tutto molto più facile. Il ragazzo ci sta sempre, la ragazza no.
Altro aspetto. La reazione di fronte alla conquista di una preda da parte dell’amico / amica.
Se un ragazzo dice ad un amico di avere trombato con una ragazza, l’amico si complimenta vivamente contento per lui, con varie pacche sulle spalle, birra, risatone, nomignoli del tipo "marpiuni, fangu, figgh’i’ pulla", ricchi premi e cotonfiocch.
Se una ragazza dice ad un’amica di avere avuto un rapporto sessuale con un ragazzo (il termine "trombare" non è contemplato, o almeno non ammetteranno mai di usarlo), automaticamente scatta una sorta di senso di gelosia, che col tempo porterà probabilmente l’amica a "dimostrare di esserne capace anche lei", e tempo due giorni a trombare a sua volta solo per poterglielo raccontare.
Altra virtù delle donzelle è la capacità di rivoltare tutto contro i ragazzi. L’esempio più cocente è la rottura di un rapporto.
Se un ragazzo lascia una ragazza gli fornisce le motivazioni chiare, semplici ed inequivocabili:
 
– Non mi attizzi più
– Sei troppo gelosa
– Mi piace quella
– Mi piace quello
 
Se una ragazza lascia un ragazzo ha la straordinaria capacità di trasformarsi in vittima che, dato il comportamento del ragazzo, si è vista costretta a prendere una drastica decisione. A parte la classica e stupenda:
 
– Ti vedo come un fratello…
 
La hit parade contiene capolavori del tipo:
 
– Non c’e’ più passione (sottinteso, da parte TUA, visto che io ce la metto…)
– Non mi sento apprezzata… (Bastardo, non mi apprezzi…)
– Non mi fai sentire importante… (Ancora una volta TU…)
– Ho bisogno di stare sola… (Complimenti, mi ha portata al punto da non voler stare più con nessuno…).
 
Talvolta, poi, le ragazze tendono insidiose trappole e caderci è facile… Le conseguenze saranno inevitabili svelando terribili segreti nascosti dietro le finestre che ridono…
 
Tu sei fidanzato da sei anni, o sei mesi, o un giorno con una tipa. Sei tranquillo, beato e ti godi il tuo stato di pace con la tua dolce metà. Un giorno per caso conosci la sua amica, classica topona in stile Baywatch, e le conseguenze ormonali sono immediate, ma tu sei uomo fedele e non tradiresti la tua donna per niente al mondo. Destino, fato, e natura porca dell’amica vogliono che lei ti abbia posato gli occhi addosso e la tua fede vacilla. A quel punto entra in gioco la cosa più macchinosa e perversa esistente sulla faccia della terra. Il cervello del ragazzo. Ogni gesto dell’amica (che per comodità chiameremo topa), ogni sua frase, ogni suo sguardo, nella mente del ragazzo sarà soltanto un messaggio in codice atto a fargli cogliere il desiderio che lei ha per lui. Se ci parla del mare, penseremo che vuole che la immaginiamo in costume, se ci parla del suo ex, penseremo che ci vuole ingelosire, se poi addirittura ci chiede il numero, penseremo già che è nostra. Il destino è bastardo e lo sappiamo, e come rappresentava perfettamente il piano inclinato di Aldo, alla fine in qualche modo del tutto sconosciuto alla scienza si arriva al bivio. Ti si presenta la possibilità di… Diciamo, intensificare i rapporti con la topa, e il dubbio che si presenta è il seguente:
 
Che faccio? Ci vado e me ne frego, tanto la mia ragazza non lo saprà mai visto che non ho intenzione di dirglielo e in qualche modo convincerò la topa lì, oppure non ci vado, resto fedele ma correndo il rischio di farmi prendere per ricchione e cosa ancora peggiore di sbattermi la testa al muro se fra una settimana mi lascio?
 
Ora, se voi scegliereste la seconda strada, avete sbagliato blog. Questo intervento non è rivolto a voi.
Se invece scegliereste la via pericolosa avete tutta la mia comprensione soprattutto in vista del prevedibile epilogo:
 
Le cose alla fine si scoprono, non saprete mai come minchia l’ha saputo, però lo sa. Hai chiuso con la tua ragazza che non vuole più rivederti (questo è il danno). E hai chiuso pure con la topa che per colpa tua ha perso l’amicizia a lei più cara (questa è la beffa). Cercherete comprensione da entrambe le parti, ma chi di speranza campa disperato muore. La colpa sarà vostra. Inutile discutere. Sarà colpa vostra. Non della vostra ragazza che vi presenta Pamela Andersson come ad un gatto si potrebbe presentare un topolino cosparso di cacao e cannella, e poi pretende che non facciate neanche commenti su di lei (provate a dirle più di una volta "carina però la tua amica…", alla seconda volta lo sguardo sarà già assassino… Cosa pretendi? Che mi presenti miss Topolandia e faccio finta che è un cesso?)… Sarà solo colpa vostra. Non dell’amica che sapendo che siete fidanzati vi fa gli occhi dolci, vi chiede il numero, alle battute vi abbraccia ridendo, ricevuto un complimento e fingendosi lusingata vi bacia sulla guancia… No, sarà colpa vostra. E sapete di cosa? Ve lo dico io. La vostra colpa è che siete fatti di carne. La carne è carne.
Di una cosa però devo dare atto alle ragazze. Quando raccontano ad amiche esperienze avute sono molto più sincere dei ragazzi. Talvolta si dilungano, soffermandosi su dettagli dei quali i ragazzi ignorano anche l’esistenza (il profumo dell’aria, il colore del cielo, il rumore del mare), ma se con un ragazzo non ci hanno fatto niente lo ammettono. Il ragazzo no. Al bar, al pub, in pizzeria, al mare, se racconta di una volta in cui ha baciato una ragazza se ne esce con un film porno. Magari in realtà non ci ha fatto niente, ma gli amici sanno quello che lui vuol fargli sapere e quello che lui vuol fargli sapere deve essere trionfale. Perchè si sa. Il bello del rapporto sessuale non è l’atto in sè, è il fatto che poi lo si può raccontare.
 
Chiudo citando la frase di Giampaolo che riassume l’idea che spero di avervi impresso nella mente:
"Sono le ragazze che decidono quando aprire e chiudere le gambe. I ragazzi le gambe le hanno sempre aperte.".
 
PS: Ho aggiunto le foto di Siracusa e Ferragosto. Per la cronaca a Siracusa ci siamo stati Domenica 13 Agosto.

Ci vediamo Giovedì…

Posted in Senza categoria on 10 agosto 2006 by campa100anni
Io me ne vado in ferie (tri ghiuarna…).
Ci vediamo Giovedì.
Ciè…

Sabato sera concerto dei Tinturia a gratìs a facci i Mirko…

Posted in Senza categoria on 7 agosto 2006 by campa100anni
Ca sinni iu a farisi i minuatti a Barcellona e che dice sempre "ora mi vorrei vedere un concerto sano dei Tinturia".
In ordine alfabetico le canzoni che hanno fatto sono state:
 
– 92100
– AAA
– ABUSIVI
– CIELO SERENO
– CIRASARU
– CORI GRANNI
– DONNA RICCIA
– EXTRA
– GRANA
– JOVANOTTO
– L’AMBULANTE
– LIBERALAMENTE
– LUNA
– MACACO
– MI SENTO LENTO
– NICUZZA
– OCCHI A PAMPINA
– ROSARIO
– STUNZ
– VERGINI MARIA
 
Più una versione di "Cicale Cicale", "Dimmi quando tu verrai", "Desaparecido" (non so se si scrive così, quella di Manu Chao va…), una in napoletano di Carosone che inneggiava (pare) alla mamma di Giampaolo, qualche coro da stadio, e na gomitata a una cristiana ravanzi a mmia nno cuazzu.
Il concerto fu troppo scialo e nn’addivirtemu i lussu. Al termine Marco si voleva fare la foto cu Lelluzzu, ma non lo abbiamo trovato. Sa unni spacchiu iara. Manu vuliava un plettro. Giampaolo vuliava ficcari e io vuliava viviri. Alla fine nessuno è riuscito nel suo intento. Mentre stavamo andando al Beckers abbiamo incontrato Giak e Laura che si erano visti pure il concerto (ma viri chi cuasa), e poi appunto al Beckers a prendere il thè alla pesca con la menta. Poi a casa.
Ciè…